di Michael James
Articolo pubblicato il 20 Agosto 2007, sul blog di Michael James http://happinessofbeing.blogspot.com/ con il titolo ‘The crest-jewel of Sri Ramana’s teachings’.
A pagina 529 della seconda edizione e-book (pagina 555
della edizione stampata) di Happiness
and the Art of Being fornisco la seguente traduzione del primo verso mangalam
di Ulladu Narpadu:
Al di fuori di ulladu [‘ciò che è’ o essere], c’è consapevolezza di essere? Dal momento che [questo] essere-essenza [questa sostanza esistente o realtà che è], è nel [nostro] cuore priva di [ogni] pensiero, come [o chi può] pensare a [o meditare su questo] essere-essenza, che è chiamato ‘cuore’? Meditare [sul nostro essere] è solo essere nel [nostro] cuore come [noi realmente] siamo [cioè, come la nostra consapevolezza di essere, libera dal pensiero e non-duale, ‘io sono’]. Conosci [questa verità sperimentandola].
Al di fuori di ulladu [‘ciò che è’ o essere], c’è consapevolezza di essere? Dal momento che [questo] essere-essenza [questa sostanza esistente o realtà che è], è nel [nostro] cuore priva di [ogni] pensiero, come [o chi può] pensare a [o meditare su questo] essere-essenza, che è chiamato ‘cuore’? Meditare [sul nostro essere] è solo essere nel [nostro] cuore come [noi realmente] siamo [cioè, come la nostra consapevolezza di essere, libera dal pensiero e non-duale, ‘io sono’]. Conosci [questa verità sperimentandola].
Da pagina 529 a pagina 538 della seconda edizione e-book (da pagina 555 a 565 dell’edizione stampata) ho fornito una dettagliata spiegazione del significato di questo importante verso, dopo di che da pagina 565 a 569 dell’edizione stampata ho aggiunto alla mia spiegazione la seguente conclusione:
Nel primo dei due versi della sua
payiram o prefazione a Ulladu Narpadu, Sri Muruganar scrive che
Sri Ramana compose con gioia questo testo chiaro e autorevole in risposta alla
sua richiesta, “Così che possiamo essere salvati, [benevolmente] rivela a noi
la natura della realtà e lo strumento per conseguire [unirsi, raggiungere,
sperimentare o essere uniti con] essa”. Di conseguenza, in questo primo verso mangalam
Sri Ramana ci rivela sia la natura essenziale della realtà, sia lo
strumento con il quale possiamo sperimentarla, che è possibile solo essendo uno
con essa.
Nelle prime due frasi di questo
verso Sri Ramana rivela alcune verità cruciali sulla natura dell’unica realtà
assoluta, che è ulladu o ‘ciò che è’. Inizialmente egli spiega che non
solo è essere ma anche consapevolezza, perché al di fuori di ‘ciò che è’ non ci
può essere alcuna consapevolezza per conoscere ‘ciò che è’. Quindi ‘ciò che
[realmente] è’, è cosciente di sé – cioè, è essere cosciente di sé,
assolutamente non-duale.
In secondo luogo egli dice che
questa realtà davvero esistente o ‘essere-essenza’ esiste priva di pensieri, o
priva del pensare. Cioè, non è un semplice pensiero o una concezione mentale,
ma è la realtà fondamentale che sta alla base e sostiene l’esistenza apparente
della nostra mente pensante e di tutti i suoi pensieri.
Tuttavia, sebbene essa sostiene
l’apparenza immaginaria dei pensieri, in realtà è priva di pensieri, e quindi
priva della consapevolezza pensante che chiamiamo ‘mente’, perché sia questa
mente pensante sia i suoi pensieri sono irreali. Nella chiara visione
dell’unica realtà cosciente di sé, i pensieri non esistono, perché appaiono esistere solo nella visione distorta
della nostra mente, che è essa stessa uno tra i pensieri che immagina e conosce.
In terzo luogo egli dice che essa
esiste ‘nel cuore’, vale a dire, nel più interno centro del nostro essere. In
altre parole, non è semplicemente qualcosa che esiste al di fuori di noi o
separata da noi, ma è ciò che esiste all’interno di noi come la nostra realtà
essenziale. Egli anche aggiunge che è chiamata ‘cuore’, indicando quindi che la
parola ‘cuore’ non denota semplicemente la dimora in cui la realtà esiste, ma
con più esattezza denota la stessa realtà. Inoltre, dato che la parola ullam
non solo significa ‘cuore’ ma anche ‘sono’, nel dire che la realtà
realmente esistente o ‘essere-essenza’ è chiamata ullam, Sri Ramana
rivela che non è qualcosa che esiste come un oggetto ma è il nostro sé – il
nostro essere essenziale, ‘sono-ità’.
In altre parole, la realtà assoluta esiste non
solo in noi ma anche come noi stessi. E’ il vero ‘cuore’ o centro del nostro
essere. Cioè, è proprio la nostra essenza, sostanza o realtà. E’ ciò che noi
siamo realmente. Tranne che come l’unica
realtà assoluta, realmente non esistiamo.
Poiché confondiamo noi stessi
come questa mente pensante o consapevolezza che conosce gli oggetti, l’unica
realtà fondamentale è detta esistere all’interno di noi, ma questa è solo una
verità relativa – una verità che è solo relativa alla distorta prospettiva
della nostra mente, che sperimenta dualità come soggetto e oggetto, ‘sé’ e
‘altro’, ‘dentro’ e ‘fuori’, e così via. Dato che l’unica realtà fondamentale
trascende tutte le dualità, la verità assoluta sulla sua natura non è soltanto
che essa esiste all’interno di noi, ma che essa esiste come noi.
Infine, chiedendo, “ulla-porul
ullal evan?”, che significa ‘come [o chi può] meditare [su questo]
essere-essenza?’, Sri Ramana enfatizza la verità che dal momento che la realtà
assoluta è ciò che trascende il pensiero, essa non può essere concepita dalla
mente o raggiunta dal pensiero. Quindi, poiché la sua natura è tale, qual’è lo
strumento con cui possiamo ‘raggiungerla’, ‘conseguirla’ o sperimentarla come
realmente è?
Poiché essa non solo è ciò che è
completamente priva di pensiero, ma è anche ciò che è essenzialmente cosciente
di sé, e poiché è il nostro ‘cuore’ o essere essenziale, il solo modo in cui
possiamo sperimentarlo è precisamente esserlo. In altre parole, il solo
strumento con cui possiamo ‘conseguire’
questa unica realtà assoluta e non-duale è rimanere semplicemente come
sempre siamo realmente – cioè, come il nostro vero essere essenziale, libero
dal pensiero, cosciente di sé. Quindi nella terza frase di questo verso Sri
Ramana dice, “Solo essere nel [nostro] cuore come esso è, è meditare [su questa
realtà davvero esistente, che è chiamata ‘cuore’]”, dichiarando enfaticamente quindi
che questa pratica di ‘essere come siamo’ è il solo strumento con cui possiamo
sperimentare la realtà assoluta come è.
Così in questo primo verso mangalam
Sri Ramana rivela succintamente sia l’essenziale natura della realtà, sia lo
strumento con cui possiamo ‘raggiungerla’, ‘conseguirla’ o sperimentarla come è
realmente. Perciò in poche parole, questo verso esprime proprio l’essenza di Ulladu
Narpadu, e tutti gli altri quarantuno versi di questo profondo testo sono
una spiegazione riccamente dettagliata delle verità fondamentali che egli espresse
così brevemente ma così chiaramente e potentemente in questo primo verso.
Effettivamente, dato che esso
rivela non solo la natura dell’unica realtà assoluta ma anche il solo strumento
con cui possiamo realmente sperimentarla, questo verso riassume l’essenza non
solo di Ulladu Narpadu ma dell’intero insegnamento di Sri Ramana. Quindi è veramente il chudamani o
gioiello supremo dei suoi insegnamenti, e se siamo in grado di comprendere
correttamente il suo completo significato, in modo comprensibile e chiaro,
abbiamo realmente compreso proprio l’essenza dei suoi insegnamenti.
Come in tutti i suoi altri
insegnamenti, in questo verso Sri Ramana ci spiega la natura della realtà con
un unico fine, cioè dirigere la nostra mente verso la sola pratica che ci
permetterà effettivamente di sperimentare la realtà come realmente è. A meno
che comprendiamo la reale natura del nostro fine, non saremo in grado di
comprendere perché il solo sentiero con cui possiamo ‘raggiungere’ quel fine è
praticare semplicemente l’essere come sempre siamo realmente.
Se il nostro fine fosse qualcosa altro che noi
stessi, dovremmo spostarci di una certa distanza per raggiungerlo. Ma dato che
noi stessi siamo il fine che ricerchiamo, non c’è assolutamente distanza tra
noi ed esso, e quindi il sentiero con cui possiamo raggiungerlo non può essere
affatto differente da esso. Cioè, tra noi e il nostro fine, che è il nostro sé
reale, non c’è veramente spazio per contenere qualsiasi sentiero altro
che il nostro fine. Quindi il nostro sentiero e il nostro fine, nella loro
natura essenziale, devono essere uno. Poiché il nostro fine è esattamente
l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero, il nostro sentiero deve, nello
stesso modo, essere esattamente l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero.
Questa è la verità essenziale che
Sri Ramana rivela così chiaramente in questo verso, e che ripete in così tanti
modi differenti dovunque nei suoi altri insegnamenti [come fa, per esempio, nel
verso 579 di Guru Vachaka Kovai, che ho citato nel mio recente
post Le azioni o karma sono come semi e al quale mi sono riferito
in un altro recente post Atma-vichara è l’unica pratica per mantenere la nostra
mente fermamente fissata in sé].
Nel nostro stato naturale di conoscenza
di sé, assolutamente non-duale, che è il nostro fine, l’esperienza dell’essere
cosciente di sé e libero dal pensiero è senza sforzo, perché è ciò che sempre
siamo realmente. Tuttavia nel nostro stato attuale, nel quale immaginiamo noi
stessi come questa mente pensante, sembriamo essere non privi di pensiero, come
in verità siamo, e quindi sentiamo di dover compiere uno sforzo per
sperimentare l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero. Così la sola
differenza tra il nostro sentiero e il nostro fine è lo sforzo che ora sembra
necessario per poter dimorare nello stato naturale di essere cosciente di sé e
libero dal pensiero.
In questo sentiero, lo sforzo che
dobbiamo fare non è effettivamente quello di essere, perché siamo sempre, senza
sforzo, ma è quello di evitare di confondere noi stessi con questa mente
pensante. Se immaginiamo noi stessi come
questa mente, non sperimentiamo noi stessi come la vera consapevolezza di sé,
libera dal pensiero, che è la nostra reale natura. Perciò per evitare di
confonderci come questa mente pensante, dobbiamo compiere uno sforzo per
focalizzare l’intera attenzione sul nostro essere essenziale cosciente di sé,
‘io sono’, ritirandolo in tal modo da
tutti i pensieri.
Questo stato in cui focalizziamo
la nostra intera attenzione sull’essere cosciente di sé, quindi escludendo
tutti i pensieri, è il vero stato di ‘meditazione’, che Sri Ramana descrive in
questo verso come ullatte ullapadi ullade o ‘solo essere nel cuore come
esso è [o come noi siamo]’. Cioè, poiché la vera natura del nostro sé
essenziale o ‘cuore’ è proprio essere coscienti di sé e liberi dal pensiero,
‘essere nel cuore come esso è’ è proprio lo stato di dimorare in modo calmo e
pacifico nel nostro sé essenziale come il sé essenziale – vale a dire liberi da
tutti i pensieri come il nostro vero essere non-duale e cosciente di sé, ‘io
sono’.
Di conseguenza il solo sentiero con cui
possiamo ‘raggiungere’ o ‘conseguire’ il nostro sé essenziale, che è l’unica e
sola realtà assoluta, è questa semplice pratica di intensa e attenta
consapevolezza di sé – consapevolezza di sé così intensa ed attenta che non da
alcuno spazio al sorgere di qualsiasi pensiero.
Dato che nessun pensiero può
sorgere tranne che ci occupiamo di esso, quando focalizziamo l’intera
attenzione sull’essenziale consapevolezza di sé, ‘io sono’, escludiamo automaticamente
la possibilità del sorgere di qualsiasi pensiero.
Vale a dire, i pensieri sorgono
solo perché noi li pensiamo, e questo atto di pensare implica un immaginario
distoglimento dell’attenzione dall’essenziale consapevolezza di sé, ‘io sono’.
Quindi il solo effettivo strumento con cui possiamo rimanere completamente
liberi da tutti i pensieri – e quindi completamente liberi dalla mente, che può
sorgere e sembrare di esistere solo pensando – è precisamente essere coscienti
di sé, in modo attento, acuto e vigile.
Solo questo stato di essere cosciente
di sé, libero dal pensiero e quindi libero dalla mente, è lo stato che Sri
Ramana descrive come ‘essere ciò che siamo’, ed è, non solo il nostro sentiero
ma, anche il nostro fine. Quando pratichiamo con sforzo questa consapevolezza
di sé, attenta, vigile e dunque escludente il pensiero, stiamo percorrendo il sentiero, e quando la
sperimentiamo senza sforzo e come il nostro ineluttabile stato naturale, è il
nostro fine, che è lo stato assolutamente non-duale della vera conoscenza di sé.
Tradotto in Italiano da:
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