Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

mercoledì 24 dicembre 2014

Scienza e auto-investigazione

Michael James 

23 Dicembre 2014
http://happinessofbeing.blogspot.it/2014/12/science-and-self-investigation.html


Un amico recentemente mi ha chiesto di commentare un articolo di Michael Talbot dal titolo The Universe as a Hologram, dicendo che ‘esso porta il punto di vista scientifico molto vicino alla visione mistica della realtà’, e dopo che gli ho risposto mi ha mandato una seconda email nella quale ha cercato di spiegare perché egli credeva che la scienza è relativa agli insegnamenti di Sri Ramana, dicendo:

Prima che la fisica facesse ricerche profonde sulla natura della materia, la convinzione dell’irrealtà del mondo percepito poteva essere basata solo sulla completa fede nell’insegnamento. Tuttavia nel mondo moderno, le credenze sono fondate su un terreno razionale e scientifico. La fisica delle particelle ci ha fornito un terreno scientifico per tale fede, cioè la convinzione dell’irrealtà e dell’illusorietà del mondo percepito, poiché essa ha mostrato che ciò che riteniamo materia solida è realmente non-materia.

Ciò che segue è adattato dalle risposte che ho scritto a queste due email: 

Prima risposta: 

Quando ho sfogliato l’articolo di Michael Talbot non l’ho trovato per nulla più vicino alla visione advaita della realtà di qualsiasi altra teoria di fisica avanzata come la teoria dei quanti, perché tutto ciò è basato sul presupposto che c’è qualcosa che esiste indipendente dalla mente che lo sperimenta, e sul presupposto ulteriore che la mente che sperimenta tutto questo è reale, che sono due presupposti che Sri Ramana mette in discussione.

Dire che l’universo è un fantasma (nel senso che Talbot suggerisce) è molto differente dal dire che è un sogno, perché un sogno è creato dalla mente senza alcuna causa esterna, mentre un fantasma (nel senso di Talbot) è ritenuto un fenomeno creato dalla mente a causa della sua percezione erronea di qualcosa che esiste esternamente (cioè, qualcosa che esiste indipendente dalla mente che percepisce).

La scienza è limitata dalla sua pretesa che ogni cosa debba essere studiata oggettivamente, così non può mai avvicinarsi alla visione advaita, che può essere sperimentata solo rifiutando tutta l’esperienza oggettiva e cercando di sperimentare solo il soggetto sperimentante, ‘io’.  Sperimentando ‘io’ in totale isolamento da ogni altra cosa, che è ciò che tentiamo di sperimentare quando pratichiamo auto-investigazione (ātma-vicāra), sperimenteremo assoluta non-dualità, in cui tutto ciò che è sperimentato è l ‘io’ che sta sperimentando.

Quindi non c’è modo in cui qualche scienza oggettiva possa avvicinarsi a questa esperienza, perché esse investigano solo cose che sono sperimentate come diverse da ‘io’, e perciò le loro scoperte comportano necessariamente dualità (una distinzione tra l’osservatore e l’osservato).

La scienza è utile per migliorare il benessere materiale e le praticità della nostra vita materiale, ma non c’è modo in cui essa possa metterci in grado di sperimentare la realtà assoluta che sta alla base dell’apparenza della nostra vita materiale e di questo mondo fisico. In questo contesto dovremmo tenere a mente ciò che Sri Ramana scrisse nel terzo paragrafo di Nāṉ Yār? (Chi sono io?):

சர்வ அறிவிற்கும் சர்வ தொழிற்குங் காரண மாகிய மன மடங்கினால் ஜகதிருஷ்டி நீங்கும். கற்பித ஸர்ப்ப ஞானம் போனா லொழிய அதிஷ்டான ரஜ்ஜு ஞானம் உண்டாகாதது போல, கற்பிதமான ஜகதிருஷ்டி நீங்கினா லொழிய அதிஷ்டான சொரூப தர்சன முண்டாகாது.

 sarva aṟiviṯkum sarva toṙiṯkuṅ kāraṇam āhiya maṉam aḍaṅgiṉāl jaga-diruṣṭi nīṅgum. kaṯpita sarppa-jñāṉam pōṉāl oṙiya adhiṣṭhāṉa rajju-jñāṉam uṇḍāhādadu pōla, kaṯpitamāṉa jaga-diruṣṭi nīṅgiṉāl oṙiya adhiṣṭhāṉa sorūpa darśaṉam uṇḍāhādu.

 Se la mente, che è la causa di tutta la conoscenza [oggettiva] e di tutta l'attività, cessa, jagad-dṛṣṭi  [la percezione del mondo] cesserà. Esattamente come la conoscenza della corda, che è la base  [che costituisce il fondamento e supporta l'immaginaria apparenza di un serpente], non sorgerà se non cessi la conoscenza dell'immaginario serpente, svarūpa-darśana [la vera conoscenza empirica della nostra natura essenziale o sé reale], che è la base [che costituisce il fondamento e supporta l'immaginaria apparenza di questo mondo], non sorgerà a meno che cessi  la percezione del mondo, che è un'immaginazione [o falsificazione].

Non possiamo sperimentare ‘io’ come è realmente fino a che sperimentiamo il mondo, e quando sperimentiamo ‘io’ come è realmente, la falsa apparenza sia della nostra mente (che un’errata esperienza di ‘io’) sia di questo mondo si dissolveranno e scompariranno, proprio come il serpente immaginario scompare non appena vediamo la corda come è. 

Seconda risposta: 

Molto tempo prima che le scoperte o le teorie della fisica moderna fossero conosciute, i filosofi sia dell’oriente (probabilmente prima) sia dell’occidente (probabilmente un po’ dopo) si sono posti domande sul mondo come: Come possiamo sapere che c’è un qualche mondo esterno? Come possiamo sapere che qualsiasi cosa che sperimentiamo (come questo mondo) esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso (o indipendente dalla nostra mente che lo sperimenta)? Come possiamo sapere che ogni cosa è come sembra essere? Come possiamo sapere che ogni apparenza è veramente reale? 

Queste domande sono tutte una mescolanza di questioni epistemologiche e metafisiche (la parte ‘come possiamo sapere’ è epistemologica, e l’altra parte di ciascuna di queste domande è metafisica), e domande epistemologiche e metafisiche non possono avere una risposta adeguata né dalla filosofia né dalla scienza [come ho spiegato nel mio articolo precedente, Il mondo esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso?]. Cioè, né la filosofia né la scienza possono darci una risposta certa a ognuna di queste domande.

La filosofia è utile per quanto ci spinge a mettere in discussione ogni cosa che crediamo o che presumiamo di conoscere, e quindi ci aiuta a comprendere quanto poco conosciamo con certezza. Tuttavia, benché ci insegni a chiederci molte domande importanti, non può da se stessa fornirci risposte certe a quelle domande. Il più grande beneficio che possiamo ricavare dalla filosofia è che essa può indicare (benché la maggior parte delle filosofie non lo faccia) dove dobbiamo guardare per trovare risposte sicure a tutte le sue domande più fondamentali, come fa la filosofia insegnata da Sri Ramana.

Cioè, dato che la filosofia può mostrarci che la sola cosa che è assolutamente certa è che io sono, anche se al momento sono confuso riguardo cosa io sono, essa può metterci in grado di comprendere che non possiamo ottenere una conoscenza certa riguardo ogni altra cosa se non conosciamo con certezza cosa io sono, e che per conoscere cosa io sono devo cercare di sperimentare me stesso solamente, in completo isolamento da ogni altra cosa. In altre parole, prima di investigare qualsiasi altra cosa dovremmo  investigare noi stessi solamente per sperimentare ciò che io sono realmente, come la filosofia di Sri Ramana ci insegna a fare.

La scienza, d’altra parte, fa ricerca sul mondo come ci appare, e sviluppa tecnologie per fare ricerca su cose che non possiamo percepire solo con i nostri sensi. Nel corso della sua ricerca sviluppa teorie per cercare di spiegare le sue osservazioni, e quelle teorie postulano entità teoriche come gli atomi, i protoni, i neutroni, gli elettroni e i campi energetici, e così crea un’immagine teorica del mondo che è del tutto differente dall’immagine del mondo fornita dai nostri cinque sensi. Così per esempio teorizza che ciò che ci sembra essere materia solida sono solo campi di energia nello spazio vuoto.

Ma queste sono solo teorie, e dalla storia della scienza impariamo che le teorie e le entità teoriche che furono un tempo accettate universalmente dalla comunità scientifica sono state successivamente discreditate e rimpiazzate da nuove teorie ed entità teoriche che avrebbero potuto adattarsi alle recenti scoperte. Quindi non abbiamo motivo di supporre che le teorie e le entità teoriche che sono ora accettate universalmente dalla comunità scientifica non saranno poi discreditate da scoperte future, e non ci sarà bisogno quindi di rimpiazzarle con altre teorie ed entità teoriche.

Anche se supponiamo che tutte le teorie e le entità teoriche attualmente accettate sono vere (benché questa è una supposizione che è quasi certamente non vera), come possiamo essere sicuri che l’immagine teorica del mondo che esse ci presentano sia meno un'apparenza di quanto lo sia l’immagine del mondo che ci è fornita dai nostri cinque sensi? Se il mondo come lo percepiamo solo con i nostri sensi è solo un’apparenza, perché dovremmo credere che il mondo come è postulato dalla fisica moderna non è nello stesso modo solo un’apparenza? 

 Può la fisica e ogni altra scienza oggettiva provarci che c’è realmente un mondo esterno; che ogni cosa che sperimentiamo esiste realmente indipendentemente dalla nostra esperienza di essa (o indipendentemente dalla nostra mente che la sperimenta); che ogni cosa è come appare; o che ogni apparenza è effettivamente reale? Tutte le scienze oggettive sono basate sul presupposto che c’è un mondo esterno – un mondo che esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso, e indipendentemente dalla nostra mente che lo sperimenta – così come può ogni teoria che è basata su questo presupposto provare che questo presupposto è vero?

Se non c’è mondo esterno, tutte le teorie della scienza sono false, perché esse sono tutte credenze che comportano il credere in un mondo esterno. Quindi, cercare di provare l’esistenza di un mondo esterno per mezzo di qualche teoria scientifica comporterebbe un ragionamento circolare – cioè, prenderebbe come una delle sue premesse la conclusione che sta cercando di provare.

Quando i moderni filosofi della scienza vengono messi a confronto con la domanda se c’è realmente un qualche mondo esterno (cioè, un qualche mondo indipendente dalla mente), la migliore risposta che essi possono dare è che la credenza in un mondo esterno è giustificata da ciò che è chiamato IBE o ‘deduzione della migliore spiegazione’, perché essi affermano che l’esistenza di un mondo esterno è la migliore spiegazione per tutto ciò che sperimentiamo. Tuttavia, ciò che la fa apparire come la ‘migliore spiegazione’ è che si adatta al meglio con ogni altra cosa che crediamo riguardo al mondo, e che implica la nostra convinzione che il mondo esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso. Quindi la loro affermazione che è la ‘migliore spiegazione’ è basata su una non ben celata forma di ragionamento circolare (che significa che la scienza non è tanto razionale quanto superficialmente sembra essere).

Quindi, benché la fisica moderna sostiene la visione che il mondo non è come sembra essere, non può invalidare la nostra convinzione profondamente radica ma infondata che il mondo esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso.

Quando Sri Ramana dice che il mondo è irreale, non sta solamente dicendo, come un fisico moderno dice, che esso non è come sembra essere, ma sta dicendo che non esiste affatto indipendentemente dalla nostra mente che lo sperimenta. E secondo lui, anche la mente che sperimenta questo mondo è essa stessa irreale: non esiste affatto realmente, così se la investighiamo scomparirà, e insieme con essa cesserà di esistere anche l’intera apparenza di questo mondo.

La scienza consiste di osservazioni (riguardo a come il mondo sembra essere) e di teorie (che spiegano quelle osservazioni), ma né le sue osservazioni né le sue teorie possono realmente provare qualcosa diversa dal fatto che io sono, perché per osservare qualcosa o concepire qualche teoria, io devo esistere. Comunque, non abbiamo bisogno di alcuna scienza per provare che io sono, perché ogni cosa che sperimento prova che io sono, e anche se non avessi sperimentato niente altro, ancora avrei sperimentato che io sono, perché l’esatta natura di ‘io’ è sperimentare la propria esistenza, ‘io sono’.

Pensare alla scienza o a qualsiasi altra cosa diversa da ‘io’ è una distrazione che devia la nostra attenzione lontano da noi stessi verso altre cose. Quindi, se vogliamo sperimentare ciò che questo ‘io’ è, dobbiamo rinunciare a investigare o a dare attenzione a qualsiasi altra cosa, e dobbiamo invece investigare solo ‘io’ dando attenzione esclusivamente a esso.

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