Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

venerdì 20 febbraio 2015

Auto-investigazione e consapevolezza del corpo

Michael James

20 Febbraio 2015
Self-investigation and body-consciousness

Un amico recentemente mi ha inviato una copia PDF de Il Potere di Adesso di Echart Tolle, e riferendosi al sesto capitolo, ‘Il Corpo Interiore’, ha scritto:
Il capitolo che parla del corpo interiore è alquanto notevole, togliendo l’attenzione dai pensieri/corpo/percezioni dei sensi e portandola nel campo energetico del corpo, c’è una sensazione chiara e vivacemente vitale ‘Io Sono’ e niente altro. Andando più in profondità in essa, la sensazione di interno ed esterno si dissolve, il soggetto e l’oggetto si dissolvono, e c’è un senso di illimitato, non legato (dai limiti del corpo) e immutabile senso di essere o senso di Io Sono. Questo può essere collegato all’auto-attenzione? O più chiaramene, è la stessa pratica? Poiché in entrambi rimuoviamo l’attenzione da ogni cosa tranne che la sensazione ‘Io Sono’ e la focalizziamo su questa sensazione. Potrebbe essere che sia diversa solo la descrizione? Dove tu la descrivi come focalizzare l’attenzione sulla consapevolezza ‘Io Sono’ Eckhart la descrive come focalizzare l’attenzione sulla vitalità/consapevolezza che pervade il corpo fisico ad esclusione di tutti i pensieri. Egli continua descrivendo lo stato di puro essere quando l’attenzione va più in profondità.
Questo articolo è adattato dalle risposte che ho scritto a questa e alle due emails successive.

Prima risposta:

Se la pratica di cui parla Eckhart Tolle è la stessa di essere auto-attentivi dipende da come interpretiamo queste parole piuttosto vaghe e poco chiare. Cosa intende con ‘il corpo interiore’?

A pagina 73 dice, ‘Il corpo interiore sta sulla soglia tra la vostra identità di forma e la vostra identità d’essenza, la vostra vera natura’, questo sembra suggerire che sia appunto l’ego. Se è così, investigare il nostro ego sarà la causa del suo sprofondare e fondersi in noi stessi, così è la pratica corretta. Tuttavia, se questo è ciò che egli intende, perché non lo dice con questi termini chiari e semplici? Perché invece parla in termini così vaghi ed ambigui?

A pagina 75 dice, ‘Più consapevolezza dirigete nel corpo interiore, più alta diviene la sua frequenza vibrazionale’. Cosa intende con ‘la sua frequenza vibrazionale’? Ogni cosa che vibra è un oggetto – qualcosa diverso da noi stessi – poiché noi (il soggetto) non possiamo mai vibrare in alcun modo, e se sembriamo vibrare, è solo perché stiamo confondendo noi stessi come qualcosa diversa da ciò che siamo realmente.

Non ho letto tutto il capitolo ‘Il Corpo Interiore’, ma dandogli uno sguardo vedo che egli esprime molte idee che non hanno relazione con l’auto-investigazione (la pratica di essere auto-attentivi) come insegnata da Sri Ramana, così dubito che sia la stessa pratica quella di cui sta parlando. Molto di ciò che dice sugli effetti della sua pratica sembrano essere immaginari, cosa che suggerisce che sia un tentativo di creare qualche esperienza per autosuggestione, e altri effetti che egli promette sembrano essere solo pie illusioni, come quella che essa rallenterà il processo di invecchiamento e rinforzerà il sistema immunitario.

Secondo Sri Ramana ogni cosa che dobbiamo sperimentare esteriormente è determinata dal nostro destino (prārabdha) e non può essere cambiato da nessuna quantità di sforzo da parte nostra, così questo significa che nessuna pratica di qualunque genere può mai alterare qualsiasi invecchiamento o forza immunitaria siamo destinati a subire. Perciò trovo generalmente che ciò che Eckhart Tolle scrive è nella migliore delle ipotesi solo superficialmente simile agli insegnamenti di Sri Ramana, e che un esame attento mostra tra essi molte differenze evidenti.

Eckhart Tolle può incoraggiare le persone a praticare qualcosa che alcuni di essi possono interpretare come semplice auto-attentività, nel qual caso egli li starà dirigendo verso la pratica corretta, ma ciò che scrive può facilmente essere compreso diversamente, nel qual caso egli sta dirigendo le persone verso qualcosa del tutto differente da ciò che Sri Ramana ci ha insegnato.

Seconda risposta:

Nella sua replica il mio amico ha chiesto, ‘Focalizzarsi sul senso Io Sono, è lo stesso di focalizzarsi sulla consapevolezza che pervade e anima il corpo?’, a cui ho risposto:

La consapevolezza che pervade e anima il corpo è l’ego, che è ciò che ora sperimentiamo come noi stessi, così è ciò a cui il termine ‘io’ (o ‘io sono’) ora sembra riferirsi. Tuttavia questo ego non è ciò che siamo realmente, perché è una mescolanza confusa di pura consapevolezza (che è ciò che siamo realmente) e aggiunte estranee come il nostro corpo e la nostra mente (che non sono ciò che siamo realmente). Quindi ciò a cui dobbiamo dare attenzione e che dobbiamo sperimentare è solo il nostro sé essenziale, che è la pura auto-consapevolezza senza aggiunte a cui i termini ‘io’ e ‘io sono’ si riferiscono effettivamente.

In connessione con questo, puoi trovare utile leggere due dei miei articoli recenti, La connessione tra consapevolezza e corpo e I termini ‘io’ o ‘noi’ si riferiscono solo a noi stessi, sia che ci sperimentiamo come siamo realmente sia come l’ego che ora sembriamo essere.

Da ciò che scrivi nella tua mail, sembra che comprendi la pratica correttamente (benché sia forse meglio non pensare a essa nei termini di un ‘corpo interiore’, perché tutto ciò che esiste realmente è il nostro sé, completamente privo di tutti i generi di corpo e di qualsiasi altra cosa che la nostra mente possa concepire). Come tu dici, quando diamo attenzione solo a noi stessi, tutti i pensieri cessano, perché possono esistere solo finché diamo attenzione a essi, e quindi la pura auto-attentività è il solo mezzo con cui possiamo sprofondare e affondare in profondità all’interno di noi stessi. In altre parole, è il solo mezzo con cui possiamo riesaminare all’indietro il nostro ego fino alla sorgente dalla quale ha avuto origine, che è il nostro sé reale.

Terza risposta:

Il mio amico ha poi chiesto, ‘Tu hai affermato che la consapevolezza che pervade il corpo è l’ego (l’idea/sensazione io sono il corpo). Così poiché dobbiamo prendere l’aspetto consapevolezza dell’ego come l’obiettivo della nostra attenzione, sarebbe appropriato focalizzarsi esclusivamente sulla consapevolezza che pervade il corpo ignorando i pensieri, le emozioni, le sensazioni fisiche e le percezioni sensoriali?’, a cui ho risposto:

Chiedi, ‘sarebbe appropriato focalizzarsi esclusivamente sulla consapevolezza che pervade il corpo ignorando i pensieri, le emozioni, le sensazioni fisiche e le percezioni sensoriali?’, ma se il corpo in se stesso è solo un pensiero o un’idea, come possiamo focalizzarci esclusivamente sulla ‘consapevolezza che pervade il corpo ignorando i pensieri’?

Per ignorare tutti i pensieri, dobbiamo anche ignorare il corpo, così piuttosto che pensare alla pratica in termini di focalizzarci esclusivamente sulla consapevolezza che pervade il corpo, sarebbe più utile pensare ad essa semplicemente nei termini di focalizzarci esclusivamente su noi stessi, l’entità cosciente la cui natura essenziale è solo auto-consapevolezza e non consapevolezza di un corpo o di qualsiasi altra cosa.

Fino a che siamo consapevoli del nostro corpo o di qualsiasi altra cosa diversa da noi stessi, stiamo sperimentando noi stessi come l’ego, perché la natura dell’ego è sperimentare cose diverse da se stesso (a partire da qualunque corpo sperimenti come se stesso), mentre la nostra natura reale è di sperimentare solamente noi stessi.

Quando iniziamo la pratica, per la maggior parte di noi non è possibile scartare immediatamente tutta la consapevolezza del nostro corpo e di qualsiasi altra cosa, ma il nostro fine dovrebbe essere questo. Cioè, dovremmo cercare di essere così esclusivamente consapevoli solamente di noi stessi che tutta la consapevolezza del nostro corpo e di qualsiasi altra cosa si ritiri sullo sfondo e infine scompaia.

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