Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

martedì 24 marzo 2015

Sri Arunachala Pancharatnam


Le Cinque Gemme a Sri Arunachala

Versi originali in Sanscrito e Tamil
benevolmente composti da

Bhagavan Sri Ramana

Traduzione Inglese parola per parola di
Sri Sadhu Om e Michael James

Con il commentario orale di Sri Sadhu Om

Registrato in Inglese da Michael James



Pubblicato In Inglese sul ​sito web di David Godman alla pagina ​Sri Arunachala Pancharatnam

INTRODUZIONE

Sri Bhagavan non studiò mai il Sanscrito né a scuola né dopo essere venuto a Tiruvannamalai. Ma in virtù del suo stato di permanenza nel sé, la sorgente di tutta la conoscenza, fu dotato di una comprensione intuitiva di ogni testo Sanscrito che gli accadde di leggere. Questa comprensione intuitiva era così chiara che intorno agli anni 1903 o 1904 fu non solo in grado di tradurre l’intero Vivekachudamani in prosa Tamil, ma anche di mettere in luce, nella sua traduzione, tutta la ricchezza di significato implicito celato negli essenziali sloka Sanscriti di Sri Adi Sankara. Successivamente, dopo che il grande poeta e studioso Sanscrito Kavyakanta Ganapati Sastri giunse e prese rifugio ai suoi piedi, per mezzo della sua amicizia con lui, Sri Bhagavan acquisì una conoscenza della grammatica e del sistema metrico Sanscrito sufficiente a renderlo in grado di comporre lui stesso sloka in Sanscrito.

Un giorno nell’anno 1917 un devoto chiese a Sri Bhagavan di comporre un verso nel metro arya vritta, che è ritenuto uno dei più difficili metri Sanscriti. In risposta alla richiesta del devoto, Sri Bhagavan compose senza sforzo il verso “Karunapurna sudhabdhe…” in perfetto arya vritta. Subito dopo questo sloka fu posto all’attenzione di Kavyakanta Ganapati Sastri, che nel vederlo rimase stupefatto notando che il suo stile possedeva tutta la grandezza e la bellezza che poteva essere trovata solo negli sloka degli antichi rishi dei Veda. Quindi egli chiese subito a Sri Bhagavan di comporre un altro verso nello stesso metro. Sri Bhagavan di conseguenza compose il verso “Tvayarunachala sarvam…” . Nel vedere questo verso Ganapati Sastri chiese a Sri Bhagavan di comporre tre ulteriori sloka sul soggetto dei quattro yoga – uno su jnana yoga (il sentiero della conoscenza), poi uno su raja yoga (il sentiero del controllo mentale), e infine uno su karma e bhakti yoga (il sentiero di azione disinteressata o devozione), per formare un poema di cinque versi. Così come continuazione delle idee espresse nei primi due versi, Sri Bhagavan scrisse i successivi tre versi in conformità con la richiesta di Ganapati Sastri.

Dopo che Sri Bhagavan compose questi cinque versi, essi furono chiamati Sri Arunachala Pancharatnam, e un devoto di nome Daivarata compose il verso “Srimad Ramana Maharsher…” come verso conclusivo. Cinque anni dopo, nel 1922, alla richiesta di un devoto di nome Aiyasami Pillai, Sri Bhagavan tradusse i suoi cinque sloka in metro Tamil venb, e adattò l’idea del verso di Daivarata in un venba conclusivo, “Arunagiri Ramanan…

Nel parayana Tamil che era recitato quotidianamente alla presenza di Sri Bhagavan, fu recitato Sri Arunachala Pancharatnam come conclusione al programma di canti scelti per ciascun giorno. Poiché Sri Bhagavan aveva composto quest’opera prima in Sanscrito e poi in Tamil, c’era l’usanza di recitare prima la versione Sanscrita e poi la versione Tamil di ciascun verso prima di passare al verso successivo. In accordo con quest’usanza, qui è fornito prima il significato della versione Sanscrita e poi della versione Tamil, seguiti da un commentario dettagliato sulla versione Tamil di ciascun verso.

Traduzione Italiana di Sri Arunachala Pancharatnam in file PDF

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