Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

martedì 2 giugno 2015

Per comprendere l’essenza degli insegnamenti di Sri Ramana, abbiamo bisogno di studiare attentamente i suoi scritti originali

Michael James

30 Maggio 2015
In order to understand the essence of Sri Ramana’s teachings, we need to carefully study his original writings

In vari commenti che ha scritto ad uno dei miei articoli recenti, Dṛg-dṛśya-vivēka : distinguere colui che vede da ciò che è visto, un amico di nome Joshua ha espresso determinate idee che non hanno trovato d’accordo altri amici, così i commenti a quell’articolo includono alcune vivaci discussioni sulle sue idee. Non citerò qui tutti i suoi commenti, ma se qualcuno è interessato a capire di più riguardo il contesto in cui questo articolo è scritto può leggerli qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui. Ciò che segue è la mia risposta ad alcune delle idee che egli ha espresso in quei commenti:
  1. Gli scritti originali di Sri Ramana esprimono l’essenza dei suoi insegnamenti
  2. Anche Guru Vācaka Kōvai è una registrazione autentica e attendibile dei suoi insegnamenti
  3. L’essenza dei suoi insegnamenti è basata interamente sulla propria esperienza di pura auto-consapevolezza non-duale
  4. Se i suoi insegnamenti essenziali sono veri, non ci sono effettivamente ‘fattori esterni’, che siano attendibili
1. Gli scritti originali di Sri Ramana esprimono l’essenza dei suoi insegnamenti

Joshua, in risposta a tutti i tuoi vari commenti, penso che il primario interesse della maggior parte di noi in questo blog (e anche il fine di questo blog) è comprendere l’essenza di ciò che Bhagavan Ramana ci ha insegnato in modo che possiamo cercare di metterlo effettivamente in pratica.

Per comprendere l’essenza dei suoi insegnamenti non abbiamo bisogno di fare affidamento su sorgenti di seconda mano come Talks with Sri Ramana Maharshi o Day by Day with Bhagavan, in cui devoti registrarono a memoria (anche se in molti casi poco dopo averlo udito) ciò che egli ha risposto ad un’ampia varietà di domande (spesso chieste da persone che avevano poco o nessun interesse nello scopo o nella pratica dei suoi insegnamenti essenziali), perché contrariamente a ciò che tu affermi in uno dei tuoi commenti, egli scrisse effettivamente l’essenza dei suoi insegnamenti in opere come Uḷḷadu Nāṟpadu, Upadēśa Undiyār, Ēkāṉma Pañcakam, Āṉma-Viddai e Nāṉ Yār? (Chi sono io?), e anche in molti dei versi di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam.

Ci sono molte buone ragioni per cui dovremmo fare affidamento primariamente sui suoi scritti originali (la maggior parte dei quali scrisse solo in Tamil, ma alcuni li scrisse in Tamil e anche in uno o più altri linguaggi, vale a dire il Sanscrito, il Telugu o il Malayalam), ma qui riassumerò solo alcune di queste ragioni. Una di esse è la cura che pose nell’esprimere per iscritto i suoi insegnamenti chiaramente e precisamente; un’altra è che poiché li scrisse lui stesso, non abbiamo dubbi sulla loro autenticità o affidabilità (che dobbiamo avere nel caso di qualunque altra persona che abbia registrato quello che ricordava che lui disse, particolarmente perché egli parlò principalmente in Tamil, mentre in libri come Talks e Day by Day ciò che disse fu registrato in Inglese); e un’altra è la qualità e la rilevanza delle domande che gli furono rivolte in molte delle sue opere scritte.

Per esempio, Uḷḷadu Nāṟpadu e Upadēśa Undiyār sono due testi strutturati coerentemente che egli scrisse con grande cura e per uno scopo chiaramente definito. Egli scrisse il primo in risposta alla richiesta di Sri Muruganar, ‘மெய்யின் இயல்பும், அதை மேவும் திறனும், உய்யும்படி எமக்கு ஓதுக’ (meyyiṉ iyalbum, adai mēvum tiṟaṉum, uyyumpaḍi emakku ōduka), che significa ‘Affinché possiamo essere salvati, rivelaci la natura della realtà e il mezzo con cui ottenerla’ (come registrato da Muruganar nel suo pāyiram o verso introduttivo a Uḷḷadu Nāṟpadu), e il secondo in risposta alla sua richiesta, ‘உலகு கன்ம மயல் தீர்ந்து உய்ய, கதி காண நெறி முறையின் மன்மம் வழங்குக’ (ulahu kaṉma-mayal tīrndu uyya, gati kāṇa neṟi muṟaiyiṉ maṉmam vaṙaṅguha), che significa ‘Affinché [le persone] del mondo abbandonino l’illusione del karma (azione) e siano salvati, rivela[ci] il segreto della pratica del sentiero [o mezzo] per sperimentare la liberazione’ (come registrato da Sri Muruganar nel suo pāyiram a Upadēśa Undiyār).

Riguardo Nāṉ Yār? (Who am I?), benché le versioni iniziali pubblicate tra il 1923 e il 1926 erano ciò che Sivarakasam Pillai, molti anni prima, aveva registrato delle risposte che Bhagavan gli diede in risposta a domande che gli aveva posto, nel 1926 o 1927 lo stesso Bhagavan lo revisionò e lo riscrisse nella forma di un saggio, che è ora la versione principale. Riscrivendolo come un saggio, non solo riordinò le idee in esso contenute e le connesse insieme per formare un’esposizione coerente dei suoi insegnamenti, ma in molti punti anche modificò e migliorò in modo significativo le espressioni registrate da Sivaprakasam Pillai, omettendo alcune frasi, proposizioni e parole e aggiungendone altre, e scrisse un paragrafo di apertura completamente nuovo, in cui sintetizzò lo scopo e il significato essenziale dei suoi insegnamenti. Quindi questa versione di saggio di Nāṉ Yār? fu scritta con cura ed espressamente da Bhagavan ed è quindi un’espressione del tutto autentica ed affidabile dei suoi insegnamenti.

Nāṉ Yār? è la sola registrazione di sue risposte a domande che lui stesso successivamente revisionò e riscrisse in questo modo, e il motivo per cui fece questo fu perché le domande che Sivaprakasam Pillai gli aveva posto – in modo particolare la prima domanda, ‘Chi sono io?’ – erano così pertinenti all’essenza dei suoi insegnamenti che le risposte che aveva dato ad esse contenevano il nucleo dei suoi insegnamenti e erano una guida davvero affidabile per chiunque avesse voluto praticarli. Quindi riscrisse ciò che Sivaprakasam Pillai aveva registrato, in parte per dare a ciò il suo segno di approvazione, e in parte per rifinire e migliorare la sua chiarezza e il suo valore.

(Per inciso, la versione in domande e risposte di Nāṉ Yār? che contiene ventotto domande e che è attualmente disponibile in Tamil, in Inglese e in molte altre lingue, non è la versione che egli scrisse né quella che fu redatta da Sivaprakasam Pillai, ma è una versione che alcuni altri devoti compilarono ed redassero circa nel 1923, ampiamente basata sulla versione di saggio scritta da Bhagavan, ma che include molte delle domande della prima versione con trenta domande e risposte redatta da Sivaprakasam Pillai, e con i contenuti del saggio di Bhagavan riordinati, per connetterli a ciascuna di quelle domande. Non sono sicuro del perché essi vollero compilare una nuova versione a domande e risposte quando Bhagavan lo aveva già scritto come quel saggio strutturato con cura, in modo particolare perché per fare questo hanno dovuto frazionare la sua struttura in molti punti, ma presumo che essi pensarono che alcune persone avrebbero preferito leggere domande e risposte invece che un’esposizione coerente).

Sebbene i suoi scritti originali consistono di solo pochi testi relativamente brevi come Uḷḷadu Nāṟpadu, Upadēśa Undiyār e Nāṉ Yār?, essi contengono tutto ciò che abbiamo bisogno di assorbire per comprendere l’essenza dei suoi insegnamenti, e se li abbiamo compresi interamente essi ci permettono di giudicare con fiducia e a un grado sufficientemente affidabile il valore relativo e l’autenticità di qualunque cosa è stata registrata in altri libri di risposte che egli diede rispondendo a domande che gli furono poste da persone con un’ampia varietà di interessi, di credenze e di aspirazioni.

2. Anche Guru Vācaka Kōvai è una registrazione autentica e attendibile dei suoi insegnamenti

Riguardo a ciò che dici in uno dei tuoi commenti su Guru Vācaka Kōvai, alcuni dei versi contenuti in esso furono effettivamente scritti dallo stesso Bhagavan, e benché la maggior parte dei versi furono scritti da Muruganar, ciascuno di essi esprime in una forma poetica qualcosa che Bhagavan ha realmente detto, e ogni volta che Muruganar compose uno di essi lo mostrò a Bhagavan e lo discusse con lui, e in molti casi Bhagavan suggerì modi in cui l’espressione dei suoi insegnamenti in esso avrebbe potute essere rifinita e migliorata. Anche dopo aver discusso ciascun verso in così grande dettaglio e aver rivisto congiuntamente ciascuno di essi in questo modo, dopo che tutti i versi sono stati composti come un libro e stavano per essere stampati, Bhagavan fece ulteriori miglioramenti a molti di essi scrivendo a mano mentre correggeva la bozza, e una copia rilegata della bozza che egli ha revisionato è disponibile negli archivi del Sri Ramanasramam. Quindi Guru Vācaka Kōvai è una registrazione perfettamente autentica ed affidabile dei suoi insegnamenti orali, ed è di conseguenza molto più preziosa di altre registrazioni meno affidabili come Talks o Day by Day.

3. L’essenza dei suoi insegnamenti è basata interamente sulla propria esperienza di pura auto-consapevolezza non-duale

Riguardo a ciò che scrivi in relazione a ‘fattori esterni’ che un certo studioso di nome Friesen crede che ‘determinarono lo stile di insegnamento di Bhagavan, il suo vocabolario, e anche in qualche misura la sua visione del mondo’, una tale affermazione mi fa sorgere il dubbio se questo studioso conosca realmente il Tamil o abbia studiato qualcuno degli scritti in Tamil di Bhagavan. Se non l’ha fatto, qualsiasi altra sorgente che può aver studiato non lo qualificherebbe a dare un tale giudizio, perché cosa potrebbe conoscere riguardo il vocabolario di Bhagavan se non conosce il Tamil e non ha letto qualcuno dei suoi scritti originali? Se il suo unico accesso agli insegnamenti di Bhagavan sono le traduzioni Inglesi e le registrazioni di esse, egli non può conoscere molto riguardo il suo vocabolario, perché tali sorgenti contengono poco o niente dell’effettivo vocabolario che egli ha usato in Tamil.

Riguardo alla ‘visione del mondo’ di Bhagavan, secondo i suoi insegnamenti la sua visione è che nessun mondo esiste realmente, e che ogni mondo che sembra esistere appare solo nella visione dell’ego, che esso stesso non esiste realmente. L’essenza dei suoi insegnamenti è centrata attorno a questo semplice fatto che l’ego non esiste realmente, ma sembra esistere solo finché 'afferra’ o dà attenzione a qualsiasi cosa diversa da se stesso, e che se investiga se stesso scomparirà e cesserà di esistere, e insieme con esso cesserà anche l’apparenza illusoria del mondo. (Se dubiti che questa sia l’essenza di tutto ciò che ha insegnato, ti prego di leggere attentamente tutti i versi di Uḷḷadu Nāṟpadu e brani di Nāṉ Yār? che cito e discuto nel mio articolo precedente, L’ego è essenzialmente un fantasma senza forma e perciò senza caratteristiche.)

Dal momento che questa è l’essenza dei suoi insegnamenti, non penso che abbiamo qualche ragione per dubitare che essi sono interamente basati sulla sua esperienza di pura auto-consapevolezza non-duale (tranne naturalmente se scegliamo di non accettare che ciò che egli ha insegnato riguardo a questo è vero), perché se egli non avesse realmente sperimentato ciò che ha insegnato, non avrebbe avuto giustificazione nel fare tali audaci asserzioni. Di fatto non vedo come qualcuno potrebbe accettare l’essenza dei suoi insegnamenti come da lui espressi in testi come Uḷḷadu Nāṟpadu senza accettare anche che egli fece tali affermazioni radicali solo perché è ciò che ha realmente sperimentato.

Per esempio, nel verso 26 di Uḷḷadu Nāṟpaduegli dice, ‘அகந்தை உண்டாயின், அனைத்தும் உண்டாகும்; அகந்தை இன்றேல், இன்று அனைத்தும். அகந்தையே யாவும் ஆம். […]’ (ahandai uṇḍāyiṉ, aṉaittum uṇḍāhum; ahandai iṉḏṟēl, iṉḏṟu aṉaittum. ahandai-y-ē yāvum ām), che significa ‘Se l’ego ha origine, ogni cosa ha origine; se l’ego non esiste, ogni cosa non esiste. [Perciò] l’ego è ogni cosa. […]’. Se consideriamo un’affermazione come questa, sembra che abbiamo solo due opzioni: dobbiamo accettare che ciò è vero, e che Bhagavan fu in grado di conoscere che questo è vero in virtù di ciò che ha realmente sperimentato, o dobbiamo dubitare che egli ebbe una qualche ragione adeguata per fare una tale affermazione.

Nella nostra esperienza, altre cose appaiono solo quando appare il nostro ego, ed esse scompaiono quando il nostro ego scompare, così non possiamo provare logicamente che la sua affermazione è falsa. Tuttavia, solo con il ragionamento logico non c’è modo di provare che questa affermazione è vera, perché il fatto che nessun’altra cosa sembra esistere quando il nostro ego sprofonda non è un’evidenza conclusiva che qualcosa realmente non esista quando non la sperimentiamo. L’analisi logica può solo permetterci di comprendere che l’esistenza di altre cose, quando non le sperimentiamo, è esposta a seri dubbi. Allora come può Bhagavan fare un’affermazione simile, se non la conosce come vera per esperienza propria?

Anche se un’affermazione simile fu fatta da qualcun altro in qualche testo più antico, come possiamo sapere che una tale affermazione è vera? Dobbiamo concludere che egli fece questa affermazione anche se non la conosceva come vera, nel qual caso non avremmo motivo di credere ai suoi insegnamenti, o dobbiamo concludere che egli fece questa ed altre affermazioni simili perché le sapeva essere vere per esperienza propria.

Tra queste due opzioni siamo naturalmente liberi di scegliere quella che preferiamo (benché molte delle cose che ci ha insegnato – in modo particolare la sua analisi della nostra esperienza di noi stessi nei tre stati alternanti di veglia, sogno e sonno, che prova, oltre ogni dubbio, che la nostra attuale esperienza di noi stessi come questo corpo e mente è seriamente sbagliata e non può essere vera - ci danno abbondanza di ragioni per credere che i suoi insegnamenti essenziali sono veri), ma non possiamo accettare ragionevolmente che ciò che ha insegnato è vero senza accettare anche che egli fu in grado di insegnarlo solo sulla base della propria esperienza piuttosto che dell’influenza ricevuta da qualche ‘fattore esterno’, perché se egli non avesse conosciuto per esperienza propria che ciò è vero, non avrebbe potuto conoscerlo con certezza in nessun altro modo, nel qual caso non avremmo alcun motivo adeguato per accettare che ciò è vero.

Quindi se accettiamo l’essenza di ciò che ha egli ha insegnato, dobbiamo anche accettare che esso fu basato interamente sulla propria esperienza di pura auto-consapevolezza non-duale, in qual caso ogni domanda riguardante in quale misura la sua espressione dei suoi insegnamenti può o non può essere stata influenzata da qualche ‘fattore esterno’, sarà per noi di scarso interesse e può essere lasciata ad accademici o ad altri che sono interessati a tali questioni relativamente futili.

4. Se i suoi insegnamenti essenziali sono veri, non ci sono effettivamente ‘fattori esterni’, che siano attendibili

Tuttavia, se accettiamo che i suoi insegnamenti essenziali sono veri, allora dovremmo accettare che non ci sono realmente ‘fattori esterni’ che siano attendibili, perché egli ha insegnato che ogni cosa esterna a noi stessi è irreale e sembra esistere solo quando il nostro ego sorge. Quindi, se i suoi insegnamenti sono veri, non sarebbe anche vero dire che egli fu una persona che ha sperimentato ciò che è reale, perché solo ciò che è reale può sperimentare ciò che è reale, e ciò che è reale è solo noi stessi.

Quindi se i suoi insegnamenti sono veri, essi non vengono realmente da una qualche persona esterna a noi stessi o da qualche altra sorgente esterna, ma solo dal nostro sé reale. Perciò se egli non fosse realmente niente altro che il nostro sé reale, i suoi insegnamenti non sarebbero affidabili, non più di quanto lo sia qualsiasi altra cosa diversa da noi stessi.

Dunque dovremmo o accettare i suoi insegnamenti nella loro interezza e nei propri termini o non accettarli affatto. Se accettiamo solo la parte che ci piace, o se immaginiamo di potere giudicarli adeguatamente per mezzo di qualche modello esterno o sulla base di colti documenti accademici, allora non stiamo facendo giustizia né ad essi né a noi stessi. Il solo scopo dei suoi insegnamenti è di spingerci e motivarci ad investigare soltanto noi stessi, così se vogliamo trarre da essi beneficio dovremmo fare ogni sforzo possibile per essere attentivamente consapevoli di noi stessi il più possibile, e dovremmo abbandonare tutta la curiosità riguardo qualsiasi altra cosa e tutti gli interessi in qualsiasi indagine diretta esternamente come quelle che possiamo trovare riportate e considerate nei documenti accademici.

Investigando o interessandoci in qualunque questione esterna o ‘fattore esterno’ stiamo solo alimentando e nutrendo il nostro ego, mentre investigando il nostro ego e interessandoci solo nello scoprire se esso è ciò che siamo realmente, lo stiamo scalzando mettendo in evidenza la sua irrealtà, come Bhagavan ha indicato chiaramente nel verso 25 di Uḷḷadu Nāṟpadu. Quindi seguiamo ciò che egli ci ha realmente insegnato interessandoci solo ad investigare il nostro ego piuttosto che occuparci di qualche ‘fattore esterno’ come quelli che alcuni studiosi credono che ‘abbiano determinato’ in qualche modo i suoi insegnamenti.

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