Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

domenica 19 febbraio 2017

Qual è la differenza tra Dio e l’ego?

Michael James

19 Febbraio 2017
What is the difference between God and the ego?

Ieri, dopo che ho scritto l’articolo Qual è la differenza tra la pura consapevolezza e l’ego, e come essi sono collegati?, la stessa amica ha risposto chiedendomi di spiegarle la differenza tra īśvara e l’ego, quindi ciò che segue è la mia risposta:

Dio (īśvara) non è niente altro che pura consapevolezza, e come tale egli è ciò che noi siamo realmente, ma quando sorgiamo come questo ego egli sembra qualcosa diversa a noi stessi. Quindi quando usiamo termini come ‘Dio’ o ‘īśvara’ ci sono due modi in cui possiamo comprendere il loro significato: come termini che si riferiscono a noi stessi come siamo realmente, che è l’unico tutto infinito, oltre al quale niente esiste, o come termini che si riferiscono all'onniamorevole, onnisciente e onnipotente Signore dell’universo, che è diverso da noi stessi come questo ego.

Nel settimo paragrafo di Nāṉ Yār? (Chi sono io?) Bhagavan dice:
யதார்த்தமா யுள்ளது ஆத்மசொரூப மொன்றே. ஜக ஜீவ ஈச்வரர்கள், சிப்பியில் வெள்ளிபோல் அதிற் கற்பனைகள். இவை மூன்றும் ஏககாலத்தில் தோன்றி ஏககாலத்தில் மறைகின்றன. சொரூபமே ஜகம்; சொரூபமே நான்; சொரூபமே ஈச்வரன்; எல்லாம் சிவ சொரூபமாம்.

yathārtham-āy uḷḷadu ātma-sorūpam oṉḏṟē. jaga-jīva-īśvarargaḷ, śippiyil veḷḷi pōl adil kaṟpaṉaigaḷ. ivai mūṉḏṟum ēka-kālattil tōṉḏṟi ēka-kālattil maṟaigiṉḏṟaṉa. sorūpam-ē jagam; sorūpam-ē nāṉ; sorūpam-ē īśvaraṉ; ellām śiva sorūpam ām.

Ciò che esiste realmente è solo ātma-svarūpa [la ‘forma propria’ o reale natura di sé stessi]. Jaga-jīva-īśvara [il mondo, l’anima e Dio] sono kalpanaigaḷ [costruzioni, immaginazioni, creazioni mentali, illusioni o sovrapposizioni illusorie] in esso, come l’argento [illusorio] in una conchiglia. Questi tre appaiono simultaneamente e scompaiono simultaneamente. Solo svarūpa [la propria forma o reale natura] è il mondo; solo svarūpa è ‘io’ [l’ego o anima]; solo svarūpa è Dio; ogni cosa è śiva-svarūpa [la ‘forma propria’ o reale natura di śiva, l’unico tutto infinito, che è sé stessi].
Qui ciò a cui egli si riferisce come ‘Dio’ (īśvara) è Dio come separato da noi stessi, perché finché siamo consapevoli di noi stessi come questo ego (l’anima o jīva) e del mondo, Dio sembra essere diverso sia da noi stessi che da questo mondo. Cioè, quando limitiamo noi stessi come questo ego, nella nostra visione limitata Dio sembra essere diverso da noi stessi e quindi limitato, ma come tale egli è solamente una kalpanā (una costruzione immaginaria), proprio come questo ego e il mondo. Questo è il motivo per cui Bhagavan dice che il mondo, l’anima e Dio appaiono simultaneamente e scompaiono simultaneamente, intendendo che essi hanno simultaneamente origine apparente e simultaneamente cessano di esistere.

Tuttavia, ciò che tutte queste apparenze sono realmente è solo ātma-svarūpa (la reale natura di sé stessi), che è l’unico tutto infinito, proprio come un serpente illusorio è realmente solo una corda. Questo è spiegato da Bhagavan nei versi 24 e 25 di Upadēśa Undiyār:
இருக்கு மியற்கையா லீசசீ வர்க
ளொருபொரு ளேயாவ ருந்தீபற
      வுபாதி யுணர்வேவே றுந்தீபற.

irukku miyaṟkaiyā līśajī varga
ḷoruporu ḷēyāva rundīpaṟa
      vupādhi yuṇarvēvē ṟundīpaṟa
.

பதச்சேதம்: இருக்கும் இயற்கையால் ஈச சீவர்கள் ஒரு பொருளே ஆவர். உபாதி உணர்வே வேறு.

Padacchēdam (separazione delle parole): irukkum iyaṟkaiyāl īśa jīvargaḷ oru poruḷē āvar. upādhi-uṇarvē vēṟu.

Traduzione: Per la [loro] natura esistente, Dio e le anime sono solo una sostanza. Solo la [loro] consapevolezza di aggiunte è differente.

தன்னை யுபாதிவிட் டோர்வது தானீசன்
றன்னை யுணர்வதா முந்தீபற
      தானா யொளிர்வதா லுந்தீபற.

taṉṉai yupādhiviṭ ṭōrvadu tāṉīśaṉ
ḏṟaṉṉai yuṇarvadā mundīpaṟa
      tāṉā yoḷirvadā lundīpaṟa
.

பதச்சேதம்: தன்னை உபாதி விட்டு ஓர்வது தான் ஈசன் தன்னை உணர்வது ஆம், தானாய் ஒளிர்வதால்.

Padacchēdam (separazione delle parole): taṉṉai upādhi viṭṭu ōrvadu tāṉ īśaṉ taṉṉai uṇarvadu ām, tāṉ-āy oḷirvadāl.

அன்வயம்: தானாய் ஒளிர்வதால், தன்னை உபாதி விட்டு ஓர்வது தான் ஈசன் தன்னை உணர்வது ஆம்.

Anvayam (parole ridisposte in ordine naturale di prosa): tāṉ-āy oḷirvadāl, taṉṉai upādhi viṭṭu ōrvadu tāṉ īśaṉ taṉṉai uṇarvadu ām.

Traduzione: Conoscere [o essere consapevoli di] sé stessi lasciando da parte le aggiunte è conoscere Dio, perché [egli] risplende come sé stessi.
Cioè, come ti ho spiegato nella mia risposta precedente, Qual è la differenza tra la pura consapevolezza e l’ego, e come essi sono collegati?, come questo ego siamo cit-jaḍa-granthi, una mescolanza ingarbugliata e saldamente legata di pura consapevolezza (cit) e qualunque aggiunta prendiamo come noi stessi, come questo corpo, che è insenziente (jaḍa), così ciò che Bhagavan in questo contesto intende con aggiunte (upādhi) è qualunque fenomeno che confondiamo come noi stessi o come caratteristiche di noi stessi.

Proprio come identifichiamo noi stessi con certe aggiunte, come gli attributi di avere conoscenza limitata, potere limitato e amore limitato, identifichiamo Dio con certe altre aggiunte, come gli attributi di avere conoscenza illimitata, potere illimitato e amore illimitato. Tuttavia, tutte queste aggiunte esistono solo nella nostra visione limitata, perché ciò che Dio è realmente è solo l’unico tutto infinito, oltre al quale niente esiste, così nella sua visione non ci sono aggiunte ma solo lui stesso.

Quindi Dio è ciò che siamo realmente, così per essere consapevoli di lui come è realmente, tutto ciò che abbiamo bisogno di fare è vedere noi stessi come siamo realmente, che comporta vedere noi stessi senza alcuna aggiunta. Questo è il motivo per cui Bhagavan dice che conoscere (o essere consapevoli di) sé stessi senza aggiunte è conoscere Dio.

Quindi senza aggiunte noi siamo Dio, che è solo pura ed infinita consapevolezza, mentre con aggiunte siamo l’ego. Tuttavia, quando vediamo noi stessi come questo ego, vediamo Dio come qualcosa diversa da noi stessi, e di conseguenza lo limitiamo come solo una parte di una triplice apparenza consistente di mondo, anima e Dio.

Quindi l’errore che facciamo sta nel vedere noi stessi, l’unico tutto infinito, come se fossimo triplici, e la causa radice di questo errore sta nel nostro apparente limitare noi stessi come questo ego e di conseguenza nel proiettare l’apparenza del mondo e di Dio come se fossero separati da noi stessi. Perciò tutto ciò che abbiamo bisogno di fare per dissolvere questa triplice apparenza è semplicemente vedere noi stessi come siamo realmente, cioè senza alcuna aggiunta, solo come consapevolezza pura, indivisibile e senza altro.


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