Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

mercoledì 15 marzo 2017

Nel sentiero di auto-investigazione di Bhagavan è possibile una ‘meditazione guidata’?

Michael James

14 Marzo 2017
Is ‘guided meditation’ possible in Bhagavan’s path of self-investigation?

In Aprile la Ramana Maharshi Foundation UK sta organizzando un ritiro non residenziale a Londra, che mi hanno chiesto di condurre, e recentemente un amico mi ha scritto suggerendo che ‘in aggiunta alle usuali sessioni di domande e risposte, alcune sessioni potrebbero essere dedicate alla pratica di meditazioni guidate’, così che ‘le sessioni nel ritiro dovrebbero andare oltre il chiarire i dubbi per praticare una meditazione focalizzata’. Questo articolo è adattato dalla risposta che gli ho scritto.

Non sono sicuro di cosa significa ‘meditazione guidata’, e non posso immaginare come qualcuno potrebbe guidare qualcun altro nella pratica di auto-investigazione (ātma-vicāra). Anche Bhagavan ha detto che non è possibile, come registrato, per esempio, da Lakshmana Sarma in un brano nel capitolo 12 di Maha Yoga (edizione 2002, pagina 202) in cui egli ha detto in risposta a qualcuno che gli ha chiesto come investigare chi sono io:
Il modo è soggettivo, non oggettivo; così non può e non ha bisogno di essere mostrato da un altro. È necessario mostrare a qualcuno l’ingresso della propria casa? Se il cercatore tiene la sua mente immobile, questo sarà sufficiente.
Una risposta simile è anche registrata nella sezione 486 di Talks with Sri Ramana Maharshi (edizione 2006, pagine 480-1), così sarebbe presuntuoso se qualcuno immaginasse di poter guidare qualcun altro in questa pratica quando anche Bhagavan ha detto ‘esso non può e non deve essere mostrato da un altro’.

Quando cerchiamo di seguire le indicazioni che Bhagavan ci ha dato riguardo questa pratica, la nostra sola guida è la nostra auto-consapevolezza, ‘io sono’, e per seguire questa guida dobbiamo rivolgere interiormente la nostra intera attenzione, lasciando da parte la consapevolezza di qualsiasi altra cosa. Quindi se qualcuno cercasse di guidarci quando stiamo cercando di rivolgerci interiormente, la sua voce sarebbe solo una distrazione non voluta.

La vera meditazione, che è meditazione su sé stessi (svarūpa-dhyāna, ātma-cintana, ātma-vicāra, ananya-bhāva o in qualunque altro modo può essere chiamata), è necessariamente una ricerca solitaria, perché comporta il ritirare la nostra attenzione lontano da ogni altra cosa focalizzandola interamente su noi stessi, così se questa è la pratica che stiamo facendo, ‘meditazione guidata’ o ‘meditazione di gruppo’ non ha alcun significato o scopo.

Mi sembra che la sola cosa utile che possiamo fare al ritiro o in ogni riunione di devoti, come i vostri satsaṅg mensili, è discutere in profondità i suoi insegnamenti, perché la reale pratica è qualcosa che ciascuno di noi deve fare da solo all’interno del proprio cuore. Se ascoltiamo profondamente una discussione sui suoi insegnamenti, o anche quando leggiamo o pensiamo ad essi da soli, ciò che sentiamo, leggiamo o pensiamo dovrebbe spingere la nostra mente a rivolgersi verso sé stessa, così chiunque stia realmente facendo attenzione a ciò che viene detto starà praticando l’auto-attentività in misura più o meno intensa anche quando sta ascoltando.

Cioè, l’ascolto (śravaṇa) dovrebbe essere accompagnato da profonda riflessione (manana), e la riflessione dovrebbe essere accompagnata dall’auto-attentività (nididhyāsana), così ciascuno di noi dovrebbe fare la propria meditazione (nididhyāsana) ogni volta che partecipiamo in qualche discussione sui suoi insegnamenti. Nessun altro può aiutarci o può metterci in grado di fare questo.

Sebbene śravaṇa significa letteralmente udire, in questo contesto include il leggere e lo studiare, perché quando leggiamo o studiamo gli insegnamenti di Bhagavan li stiamo metaforicamente ‘udendo’. Tuttavia, quando li leggiamo o sentiamo, non dovremmo farlo passivamente, perché proprio come abbiamo bisogno di masticare e digerire qualsiasi cibo mangiamo per assimilarlo, abbiamo bisogno di masticare e digerire metaforicamente i suoi insegnamenti per assimilarli. Questo processo di masticarli e digerirli è ciò che è chiamato manana, che significa pensare, considerare, riflettere, ponderare o meditare, e che comporta il considerare attentamente tutto ciò che impariamo attraverso śravaṇa, cercando di comprendere le ragioni per ciascuno dei principi basilari dei suoi insegnamenti e le connessioni logiche tra essi, per formarci una comprensione chiara e coerente dell’intera essenza dei suoi insegnamenti.

La funzione più importante di manana è quella di comprendere ciò che sono realmente i principi basilari dei suoi insegnamenti e le connessioni logiche tra ciascuno di essi, ma un’altra funzione importante di essa è quella di applicare questa comprensione per dividere il grano dalla pula, in modo particolare quando leggiamo qualcuna delle varie registrazioni delle sue risposte a domande. La ragione per cui questo è necessario è duplice: in primo luogo, perché quando egli ha risposto a domande poste da coloro che non erano ancora pronti a comprendere o accettare i principi basilari dei suoi insegnamenti (che era il caso con la maggioranza di coloro che gli hanno posto domande), egli doveva modificare i suoi insegnamenti per adattarli ai loro preconcetti, credi, desideri e aspirazioni fortemente sostenuti, che nella maggior parte dei casi non era l’annientamento del loro ego, così lo scopo di qualunque cosa egli ha risposto a queste persone era di attirarli gentilmente e gradualmente verso i suoi insegnamenti senza cercare di costringerli ad accettare ciò che essi non erano ancora disposti ad accettare; in secondo luogo, perché nella maggioranza dei casi coloro che hanno registrato le sue risposte lo hanno fatto in Inglese, anche se egli generalmente parlava in Tamil, così essi non hanno registrato le sue parole esatte, e poiché lo hanno fatto ricordando a memoria dopo qualche tempo ciò che egli aveva detto, hanno potuto registrare ciò che erano stati in grado di comprendere, che spesso non era ciò che egli aveva realmente detto o inteso.

Quindi una profonda e chiara manana è estremamente importante, perché è ciò che forma la nostra comprensione dei suoi insegnamenti, e qualunque pratica (nididhyāsana) facciamo sarà solo secondo ciò che siamo stati in grado di comprendere. Se la nostra comprensione è confusa o imperfetta, la nostra pratica sarà ugualmente confusa e imperfetta.

Per approfondire e chiarire la nostra comprensione, sono necessarie ripetute śravaṇa, manana e nididhyāsana. Quando pratichiamo nididhyāsana, che significa letteralmente contemplazione (essendo un sostantivo derivato dal verbo nidhyai, che significa contemplare, osservare, guardare, attendere a o meditare su) e che in questo contesto significa auto-contemplazione o auto-investigazione (ātma-vicāra), che è la semplice pratica di essere auto-attentivi, stiamo guardando noi stessi, la luce dell’auto-consapevolezza con cui ogni altra cosa è illuminata, così stiamo immergendo la nostra mente nella luce, per così dire, e in questo modo la stiamo pulendo, purificando e chiarendo. L’auto-attentività è quindi il modo più efficace per approfondire e chiarire la nostra comprensione, così più pratichiamo l’essere auto-attentivi più saremo in grado di comprendere qualunque cosa udiamo o leggiamo riguardo i suoi insegnamenti, e più profonda e chiara diverrà la nostra manana, che a sua volta ci permetterà di andare più in profondità nella nostra pratica di essere auto-attentivi.

Poiché essere auto-attentivi è qualcosa che dobbiamo necessariamente fare da soli, una ‘meditazione guidata’ o una ‘meditazione di gruppo’ non possono aiutarci in questa pratica. La sola cosa che può aiutarci è attenta e ripetuta śravaṇa e profonda e prolungata manana. Quindi è solo in questi due elementi del sentiero spirituale che possiamo essere aiutati direttamente da altri, e qualunque aiuto ricaviamo da devoti e aspiranti rispetto a questo ci aiuterà indirettamente nella nostra pratica di ātma-vicāra.

Quindi quando un gruppo di devoti si riunisce, la cosa più utile che possiamo fare è discutere gli insegnamenti di Bhagavan, perché discussioni adeguatamente corrette possono aiutarci a fare una manana più profonda e chiara, cosa che ci aiuterà non solo a leggere i suoi insegnamenti in modo più efficace e fruttuoso, ma anche a praticarli con più grande entusiasmo e più chiara comprensione. Questo è il motivo per cui credo che l’uso più efficace e benefico che possiamo fare nel nostro tempo insieme durante un ritiro, un satsaṅg o altre riunioni di devoti è di discutere in profondità i suoi insegnamenti, e sta poi a ciascuno di noi fare uso di queste discussioni per approfondire le nostre individuali śravaṇa, manana e nididhyāsana.


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