Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

martedì 25 luglio 2017

Cosa è consapevole dell’assenza dell’ego e della mente nel sonno?

Michael James

25 Luglio 2017
What is aware of the absence of the ego and mind in sleep?

Un amico mi ha scritto oggi chiedendo:
Se la pura consapevolezza semplicemente è e non è consapevole di qualsiasi altra cosa perché solo essa esiste, e l’ego durante il sonno profondo non c’è, cosa conosce l’assenza dell’ego e della mente durante il sonno profondo?

Dopo il risveglio, so per un fatto che l’ego-mente non c’era (nel sonno profondo). So anche che (a causa del non avere investigato abbastanza accuratamente) appare essere qui ora (nella veglia).

Così la mia domanda è, cosa è consapevole della presenza dell’ego-mente sia nella veglia che nel sogno e della sua assenza nel sonno profondo? Non può essere la pura consapevolezza e neppure l’ego-mente.
Questo è ciò che gli ho risposto:

La pura auto-consapevolezza non è consapevole di qualsiasi altra cosa diversa da sé stessa, ma ciò che la nostra mente non può adeguatamente concepire è chiaramente consapevole che essa solo esiste. Questo è il motivo per cui Bhagavan è stato in grado con sicurezza di fare affermazioni come le seguenti:
யதார்த்தமா யுள்ளது ஆத்மசொரூப மொன்றே.

yathārtham-āy uḷḷadu ātma-sorūpam oṉḏṟē.

Ciò che esiste realmente è solo ātma-svarūpa [la ‘forma propria’ o reale natura di sé stessi]. (Nāṉ Yār? paragrafo 7, prima frase)

ஆத்மசுகம் ஒன்றே யுள்ளது; அதுவே ஸத்யம்.

ātmasukham oṉḏṟē y-uḷḷadu; aduvē satyam.

Solo ātma-sukha [la felicità che è sé stessi] esiste; quella sola è reale. (Nāṉ Yār? paragrafo 14)

ஞானம் ஆம் தானே மெய்.

ñāṉam ām tāṉē mey.

Solo sé stessi, che è jñāna [consapevolezza], è reale. (Uḷḷadu Nāṟpadu verso 13)

தனது ஒளியால் எப்போதும் உள்ளது அவ் ஏகான்ம வத்துவே.

taṉadu oḷiyāl eppōdum uḷḷadu a-vv-ēkāṉma vattuvē.

Ciò che sempre esiste di luce propria è solo quella ēkātma-vastu [unica sostanza di sé]. (Ēkāṉma Pañcakam, versione kaliveṇbā, verso 5)
Poiché la pura auto-consapevolezza è chiaramente consapevole che essa sola esiste, è in quel senso sempre consapevole dell’assenza o non-esistenza dell’ego o di qualsiasi altra cosa. Quindi per essa c’è solo uno stato e non tre (come Bhagavan indica nel verso 32 di Uḷḷadu Nāṟpadu Anubandham).

Tuttavia, poiché solo essa è reale, dalla prospettiva dell’ego dobbiamo dire che essa esiste in tutti i tre stati, sottendendo e sostenendo ciascuno di essi, e che nel sonno non esiste niente altro che essa, mentre nella veglia e nel sogno l’ego e tutti i fenomeni appaiono da essa.

Come questo ego, siamo consapevoli della nostra presenza nella veglia e nel sogno, e non consapevoli della nostra presenza nel sonno, così in retrospettiva nella veglia e nel sogno deduciamo che sebbene noi (questo ego) siamo presenti in questi due stati, siamo assenti nel sonno. Nel sonno ovviamente non pensiamo che l’ego è assente, ma non siamo consapevoli della sua presenza, e poiché esso è solo una consapevolezza errata di noi stessi (una consapevolezza di noi stessi come qualcosa diversa da ciò che siamo realmente) quando non siamo consapevoli di esso ovviamente non esiste.

Comunque, come questo ego possiamo comprendere la veglia ed il sogno (almeno in una certa misura), ma non possiamo comprendere adeguatamente il sonno, perché è uno stato in cui noi (questo ego) non esistiamo. Quindi se vogliamo afferrare tutto questo con perfetta chiarezza, abbiamo bisogno di afferrare noi stessi con perfetta chiarezza, e quando facciamo questo vedremo che noi soltanto esistiamo e che non c’è niente altro per noi da afferrare o comprendere.

Tu puoi pensare che questa è una risposta inadeguata, e lo è, ma nessuna risposta in parole può essere adeguata, perché la verità sta oltre il potere di afferrare della nostra mente, poiché la nostra mente è māyā, che non esiste e quindi non può essere spiegata. Questo è il motivo per cui Bhagavan ci ha insegnato che nessun insegnamento in parole può essere adeguato, e che in definitiva la verità può essere rivelata solo dal silenzio, come ha inteso nel verso 5 di Ēkāṉma Pañcakam:
எப்போது முள்ளதவ் வேகான்ம வத்துவே
யப்போதவ் வத்துவை யாதிகுரு — செப்பாது
செப்பித் தெரியுமா செய்தன ரேலெவர்
செப்பித் தெரிவிப்பர் செப்பு.

eppōdu muḷḷadav vēkāṉma vattuvē
yappōdav vattuvai yādiguru — seppādu
seppit teriyumā seydaṉa rēlevar
seppit terivippar ceppu
.

பதச்சேதம்: எப்போதும் உள்ளது அவ் ஏகான்ம வத்துவே. அப்போது அவ் வத்துவை ஆதி குரு செப்பாது செப்பி தெரியுமா செய்தனரேல், எவர் செப்பி தெரிவிப்பர்? செப்பு.

Padacchēdam (separazione delle parole): eppōdum uḷḷadu a-vv-ēkāṉma vattuvē. appōdu a-v-vattuvai ādi-guru seppādu seppi teriyumā seydaṉarēl, evar seppi terivippar? seppu.

அன்வயம்: எப்போதும் உள்ளது அவ் ஏகான்ம வத்துவே. அப்போது ஆதி குரு அவ் வத்துவை செப்பாது செப்பி தெரியுமா செய்தனரேல், எவர் செப்பி தெரிவிப்பர்? செப்பு.

Anvayam (parole ridisposte in ordine naturale di prosa): eppōdum uḷḷadu a-vv-ēkāṉma vattuvē. appōdu ādi-guru a-v-vattuvai seppādu seppi teriyumā seydaṉarēl, evar seppi terivippar? seppu.

Traduzione: Ciò che sempre esiste è solo quella ēkātma-vastu [unica sostanza di sé]. Se a quel tempo l’ādi-guru [il guru originale, Dakshinamurti] rese conosciuta quella vastu [solo] parlando senza parlare, dimmi, chi può renderla conosciuta parlando?
Ciò che Bhagavan ci ha insegnato in parole è utile solo per indicarci dove possiamo trovare il silenzio in cui ogni cosa (vale a dire noi stessi, che è la sola cosa) diventerà chiara, cioè in profondità all’interno di noi stessi, proprio nel centro del nostro essere, dove la pura auto-consapevolezza risplende di luce propria.


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