Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

martedì 22 luglio 2014

Il gioiello supremo degli insegnamenti di Sri Ramana


di Michael James

Articolo pubblicato il 20 Agosto 2007, sul blog di Michael James http://happinessofbeing.blogspot.com/ con il titolo ‘The crest-jewel of Sri Ramana’s teachings’.

A pagina  529 della seconda edizione e-book (pagina 555 della edizione stampata) di Happiness and the Art of Being fornisco la seguente traduzione del primo verso mangalam di Ulladu Narpadu:

Al di fuori di ulladu [‘ciò che è’ o essere], c’è consapevolezza di essere? Dal momento che [questo] essere-essenza [questa sostanza esistente o realtà che è], è nel [nostro] cuore priva di [ogni] pensiero, come [o chi può] pensare a [o meditare su questo] essere-essenza, che è chiamato ‘cuore’?  Meditare [sul nostro essere] è solo essere nel [nostro] cuore come [noi realmente] siamo [cioè, come la nostra consapevolezza di essere, libera dal pensiero e non-duale, ‘io sono’]. Conosci [questa verità sperimentandola].

Da pagina 529 a pagina 538 della seconda edizione e-book (da pagina 555 a 565 dell’edizione stampata)  ho fornito una dettagliata spiegazione del significato di questo importante verso, dopo di che da pagina 565 a 569 dell’edizione stampata ho aggiunto alla mia spiegazione la seguente conclusione:
Nel primo dei due versi della sua payiram o prefazione a Ulladu Narpadu, Sri Muruganar scrive che Sri Ramana compose con gioia questo testo chiaro e autorevole in risposta alla sua richiesta, “Così che possiamo essere salvati, [benevolmente] rivela a noi la natura della realtà e lo strumento per conseguire [unirsi, raggiungere, sperimentare o essere uniti con] essa”. Di conseguenza, in questo primo verso mangalam Sri Ramana ci rivela sia la natura essenziale della realtà, sia lo strumento con il quale possiamo sperimentarla, che è possibile solo essendo uno con essa.
Nelle prime due frasi di questo verso Sri Ramana rivela alcune verità cruciali sulla natura dell’unica realtà assoluta, che è ulladu o ‘ciò che è’. Inizialmente egli spiega che non solo è essere ma anche consapevolezza, perché al di fuori di ‘ciò che è’ non ci può essere alcuna consapevolezza per conoscere ‘ciò che è’. Quindi ‘ciò che [realmente] è’, è cosciente di sé – cioè, è essere cosciente di sé, assolutamente non-duale.
In secondo luogo egli dice che questa realtà davvero esistente o ‘essere-essenza’ esiste priva di pensieri, o priva del pensare. Cioè, non è un semplice pensiero o una concezione mentale, ma è la realtà fondamentale che sta alla base e sostiene l’esistenza apparente della nostra mente pensante e di tutti i suoi pensieri.
Tuttavia, sebbene essa sostiene l’apparenza immaginaria dei pensieri, in realtà è priva di pensieri, e quindi priva della consapevolezza pensante che chiamiamo ‘mente’, perché sia questa mente pensante sia i suoi pensieri sono irreali. Nella chiara visione dell’unica realtà cosciente di sé, i pensieri non esistono, perché  appaiono esistere solo nella visione distorta della nostra mente, che è essa stessa uno tra i pensieri che  immagina e conosce.
In terzo luogo egli dice che essa esiste ‘nel cuore’, vale a dire, nel più interno centro del nostro essere. In altre parole, non è semplicemente qualcosa che esiste al di fuori di noi o separata da noi, ma è ciò che esiste all’interno di noi come la nostra realtà essenziale. Egli anche aggiunge che è chiamata ‘cuore’, indicando quindi che la parola ‘cuore’ non denota semplicemente la dimora in cui la realtà esiste, ma con più esattezza denota la stessa realtà. Inoltre, dato che la parola ullam non solo significa ‘cuore’ ma anche ‘sono’, nel dire che la realtà realmente esistente o ‘essere-essenza’ è chiamata ullam, Sri Ramana rivela che non è qualcosa che esiste come un oggetto ma è il nostro sé – il nostro essere essenziale, ‘sono-ità’.
 In altre parole, la realtà assoluta esiste non solo in noi ma anche come noi stessi. E’ il vero ‘cuore’ o centro del nostro essere. Cioè, è proprio la nostra essenza, sostanza o realtà. E’ ciò che noi siamo realmente.  Tranne che come l’unica realtà assoluta, realmente non esistiamo.
Poiché confondiamo noi stessi come questa mente pensante o consapevolezza che conosce gli oggetti, l’unica realtà fondamentale è detta esistere all’interno di noi, ma questa è solo una verità relativa – una verità che è solo relativa alla distorta prospettiva della nostra mente, che sperimenta dualità come soggetto e oggetto, ‘sé’ e ‘altro’, ‘dentro’ e ‘fuori’, e così via. Dato che l’unica realtà fondamentale trascende tutte le dualità, la verità assoluta sulla sua natura non è soltanto che essa esiste all’interno di noi, ma che essa esiste come noi.
Infine, chiedendo, “ulla-porul ullal evan?”, che significa ‘come [o chi può] meditare [su questo] essere-essenza?’, Sri Ramana enfatizza la verità che dal momento che la realtà assoluta è ciò che trascende il pensiero, essa non può essere concepita dalla mente o raggiunta dal pensiero. Quindi, poiché la sua natura è tale, qual’è lo strumento con cui possiamo ‘raggiungerla’, ‘conseguirla’ o sperimentarla come realmente è?
Poiché essa non solo è ciò che è completamente priva di pensiero, ma è anche ciò che è essenzialmente cosciente di sé, e poiché è il nostro ‘cuore’ o essere essenziale, il solo modo in cui possiamo sperimentarlo è precisamente esserlo. In altre parole, il solo strumento con cui possiamo ‘conseguire’  questa unica realtà assoluta e non-duale è rimanere semplicemente come sempre siamo realmente – cioè, come il nostro vero essere essenziale, libero dal pensiero, cosciente di sé. Quindi nella terza frase di questo verso Sri Ramana dice, “Solo essere nel [nostro] cuore come esso è, è meditare [su questa realtà davvero esistente, che è chiamata ‘cuore’]”, dichiarando enfaticamente quindi che questa pratica di ‘essere come siamo’ è il solo strumento con cui possiamo sperimentare la realtà assoluta come è.
Così in questo primo verso mangalam Sri Ramana rivela succintamente sia l’essenziale natura della realtà, sia lo strumento con cui possiamo ‘raggiungerla’, ‘conseguirla’ o sperimentarla come è realmente. Perciò in poche parole, questo verso esprime proprio l’essenza di Ulladu Narpadu, e tutti gli altri quarantuno versi di questo profondo testo sono una spiegazione riccamente dettagliata delle verità fondamentali che egli espresse così brevemente ma così chiaramente e potentemente in questo primo verso.
Effettivamente, dato che esso rivela non solo la natura dell’unica realtà assoluta ma anche il solo strumento con cui possiamo realmente sperimentarla, questo verso riassume l’essenza non solo di Ulladu Narpadu ma dell’intero insegnamento di Sri Ramana.  Quindi è veramente il chudamani o gioiello supremo dei suoi insegnamenti, e se siamo in grado di comprendere correttamente il suo completo significato, in modo comprensibile e chiaro, abbiamo realmente compreso proprio l’essenza dei suoi insegnamenti.
Come in tutti i suoi altri insegnamenti, in questo verso Sri Ramana ci spiega la natura della realtà con un unico fine, cioè dirigere la nostra mente verso la sola pratica che ci permetterà effettivamente di sperimentare la realtà come realmente è. A meno che comprendiamo la reale natura del nostro fine, non saremo in grado di comprendere perché il solo sentiero con cui possiamo ‘raggiungere’ quel fine è praticare semplicemente l’essere come sempre siamo realmente.
 Se il nostro fine fosse qualcosa altro che noi stessi, dovremmo spostarci di una certa distanza per raggiungerlo. Ma dato che noi stessi siamo il fine che ricerchiamo, non c’è assolutamente distanza tra noi ed esso, e quindi il sentiero con cui possiamo raggiungerlo non può essere affatto differente da esso. Cioè, tra noi e il nostro fine, che è il nostro sé reale, non c’è veramente spazio per contenere qualsiasi sentiero altro che il nostro fine. Quindi il nostro sentiero e il nostro fine, nella loro natura essenziale, devono essere uno. Poiché il nostro fine è esattamente l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero, il nostro sentiero deve, nello stesso modo, essere esattamente l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero.
Questa è la verità essenziale che Sri Ramana rivela così chiaramente in questo verso, e che ripete in così tanti modi differenti dovunque nei suoi altri insegnamenti [come fa, per esempio, nel verso 579 di Guru Vachaka Kovai, che ho citato nel mio recente post Le azioni o karma sono come semi e al quale mi sono riferito in un altro recente post Atma-vichara è l’unica pratica per mantenere la nostra mente fermamente fissata in sé].
Nel nostro stato naturale di conoscenza di sé, assolutamente non-duale, che è il nostro fine, l’esperienza dell’essere cosciente di sé e libero dal pensiero è senza sforzo, perché è ciò che sempre siamo realmente. Tuttavia nel nostro stato attuale, nel quale immaginiamo noi stessi come questa mente pensante, sembriamo essere non privi di pensiero, come in verità siamo, e quindi sentiamo di dover compiere uno sforzo per sperimentare l’essere cosciente di sé e libero dal pensiero. Così la sola differenza tra il nostro sentiero e il nostro fine è lo sforzo che ora sembra necessario per poter dimorare nello stato naturale di essere cosciente di sé e libero dal pensiero.
In questo sentiero, lo sforzo che dobbiamo fare non è effettivamente quello di essere, perché siamo sempre, senza sforzo, ma è quello di evitare di confondere noi stessi con questa mente pensante.  Se immaginiamo noi stessi come questa mente, non sperimentiamo noi stessi come la vera consapevolezza di sé, libera dal pensiero, che è la nostra reale natura. Perciò per evitare di confonderci come questa mente pensante, dobbiamo compiere uno sforzo per focalizzare l’intera attenzione sul nostro essere essenziale cosciente di sé, ‘io sono’,  ritirandolo in tal modo da tutti i pensieri.
Questo stato in cui focalizziamo la nostra intera attenzione sull’essere cosciente di sé, quindi escludendo tutti i pensieri, è il vero stato di ‘meditazione’, che Sri Ramana descrive in questo verso come ullatte ullapadi ullade o ‘solo essere nel cuore come esso è [o come noi siamo]’. Cioè, poiché la vera natura del nostro sé essenziale o ‘cuore’ è proprio essere coscienti di sé e liberi dal pensiero, ‘essere nel cuore come esso è’ è proprio lo stato di dimorare in modo calmo e pacifico nel nostro sé essenziale come il sé essenziale – vale a dire liberi da tutti i pensieri come il nostro vero essere non-duale e cosciente di sé, ‘io sono’.
 Di conseguenza il solo sentiero con cui possiamo ‘raggiungere’ o ‘conseguire’ il nostro sé essenziale, che è l’unica e sola realtà assoluta, è questa semplice pratica di intensa e attenta consapevolezza di sé – consapevolezza di sé così intensa ed attenta che non da alcuno spazio al sorgere di qualsiasi pensiero.
Dato che nessun pensiero può sorgere tranne che ci occupiamo di esso, quando focalizziamo l’intera attenzione sull’essenziale consapevolezza di sé, ‘io sono’, escludiamo automaticamente la possibilità del sorgere di qualsiasi pensiero.
Vale a dire, i pensieri sorgono solo perché noi li pensiamo, e questo atto di pensare implica un immaginario distoglimento dell’attenzione dall’essenziale consapevolezza di sé, ‘io sono’. Quindi il solo effettivo strumento con cui possiamo rimanere completamente liberi da tutti i pensieri – e quindi completamente liberi dalla mente, che può sorgere e sembrare di esistere solo pensando – è precisamente essere coscienti di sé, in modo attento, acuto e vigile.
Solo questo stato di essere cosciente di sé, libero dal pensiero e quindi libero dalla mente, è lo stato che Sri Ramana descrive come ‘essere ciò che siamo’, ed è, non solo il nostro sentiero ma, anche il nostro fine. Quando pratichiamo con sforzo questa consapevolezza di sé, attenta, vigile e dunque escludente il pensiero,  stiamo percorrendo il sentiero, e quando la sperimentiamo senza sforzo e come il nostro ineluttabile stato naturale, è il nostro fine, che è lo stato assolutamente non-duale della vera conoscenza di sé.

Tradotto in Italiano da:

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