Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

domenica 12 ottobre 2014

Gli insegnamenti essenziali di Sri Ramana



Michael James 

12 Ottobre 2014 
 
Un amico mi ha scritto recentemente dicendo, ‘La mia umile opinione in totale rispetto: troppe parole. Puoi indicare dove nella tua pagina web si trova la tua verità essenziale e sintetica’, a cui ho risposto cercando di dare un semplice riassunto degli insegnamenti essenziali di Sri Ramana come segue:

Probabilmente hai ragione: troppe parole.


Gli insegnamenti di Sri Ramana sono veramente molto semplici, e possono essere quindi esposti in poche parole, ma le nostre menti sono complicate, così qualche volta molte parole sono necessarie per dipanare tutti le nostre complesse convinzioni e idee e giungere al semplice centro: ‘io sono’.

‘Io’ è il centro della nostra esperienza (dato che qualsiasi cosa sperimentiamo è sperimentata solo da ‘io’), ed è anche il centro dei suoi insegnamenti. Ogni cosa che sperimentiamo potrebbe essere un’illusione, e ogni cosa in cui crediamo potrebbe essere errata, così è per noi necessario dubitare di ogni cosa, ma la sola cosa di cui non possiamo ragionevolmente dubitare è ‘io sono’, perché per sperimentare qualsiasi cosa, per credere qualsiasi cosa o per dubitare di qualsiasi cosa io deve esistere.

Comunque, sebbene è chiaro e certo che io sono, non è affatto chiaro e certo cosa io sono, perché ora sperimentiamo un corpo e una mente come ‘io’, sebbene abbiamo buone ragione per dubitare che questo corpo o questa mente siano realmente ‘io’.

Sebbene sperimentiamo ora questo corpo come ‘io’, nel sogno sperimentiamo qualche altro corpo (creato dalla mente) come ‘io’. Quindi nel sogno sperimentiamo ‘io’ ma non sperimentiamo il nostro corpo di veglia, di conseguenza questo corpo e ‘io’ non possono essere identici. Se questo corpo fosse realmente ‘io’, non potremmo sperimentare ‘io’ quando non sperimentiamo questo corpo.

Sia nella veglia sia nel sogno sperimentiamo la nostra mente pensante come ‘io’, ma nel sonno senza sogni non sperimentiamo affatto questa mente. Ma sebbene la mente scompaia nel sonno, siamo in quel momento in grado di sperimentare la sua assenza, di conseguenza dobbiamo esistere ed essere consapevoli della nostra esistenza nel sonno al fine di sperimentare  l’assenza della mente o di qualsiasi altra cosa in quello stato.

Sebbene crediamo generalmente che nel sonno non siamo consapevoli di alcuna cosa, sarebbe più preciso dire che siamo consapevoli di niente. La differenza tra ciò che intendo qui con ‘non essere consapevoli di alcuna cosa’ e ‘essere consapevoli di niente’ può essere illustrata dalla seguente analogia: se una persona totalmente cieca e una persona normalmente dotata di vista fossero entrambi in una stanza completamente buia, la persona cieca non vedrebbe nulla, e quindi non sarebbe in grado di riconoscere l’assenza di luce. Il fatto che nel sonno siamo in grado di riconoscere l’assenza di ogni esperienza di qualsiasi cosa diversa da ‘io’  indica chiaramente che nel sonno esistiamo per sperimentare quella assenza o vuoto.

Il fatto che sperimentiamo realmente il sonno può anche essere dimostrato in altri modi. Per esempio, se non sperimentassimo il sonno, saremmo consapevoli di sperimentare solo due stati, la veglia ed il sogno, e non saremmo consapevoli di ogni intervallo tra ciascun stato successivo di veglia o sogno. Ma siamo consapevoli che qualche volta c’è un intervallo che chiamiamo sonno, nel quale non sperimentiamo né la veglia né il sogno. Non deduciamo soltanto l’esistenza di questo terzo stato, il sonno, ma realmente lo sperimentiamo, e questo è il motivo per cui, al risveglio da un periodo di sonno profondo, siamo in grado di dire: ‘ho dormito pacificamente e non ho sognato’.

Il motivo per cui è importante comprendere che sperimentiamo realmente il sonno, sebbene sia uno stato completamente privo di qualsiasi conoscenza di molteplicità o alterità,  è che la nostra esperienza del sonno illustra il fatto che sperimentiamo ‘io’ in assenza della mente. Quindi la mente non può essere ciò che io sono realmente.

La sola esperienza che esiste in tutti questi tre stati è ‘io sono’. E’ io che sta ora sperimentando questo stato di veglia; io ha sperimentato il sogno; io ha sperimentato l’assenza sia della veglia sia del sogno nel sonno profondo. Quindi ‘io’ è distinto da qualsiasi altra cosa che sperimentiamo in ognuno di questi tre stati.

Una volta che abbiamo compreso ciò, ci dovrebbe essere chiaro che la nostra attuale esperienza di ‘io’ è confusa e non chiara, perché sperimentiamo questo corpo e questa mente transitori come ‘io’. Quindi sebbene sappiamo con certezza che io sono, non sappiamo con certezza cosa io sono, e quindi è per noi necessario investigare questo ‘io’ al fine di renderci conto di ciò che è realmente.

Al fine di sperimentare ‘io’ come è realmente, abbiamo bisogno di sperimentarlo in completo isolamento da qualsiasi altra cosa. E il solo modo per isolare ‘io’ è focalizzare la nostra intera attenzione su di esso, ritirando  la nostra attenzione da qualsiasi altra cosa. Questa è la pratica di ātma-vicāra (auto-investigazione), che Sri Ramana ci ha insegnato come il solo mezzo con cui possiamo sperimentare questo ‘io’ come è realmente (che è il motivo per cui egli anche chiamò questa pratica ‘investigare chi sono io’).

Questa è la somma e la sostanza degli insegnamenti di Sri Ramana, ed è tutto ciò che dobbiamo comprendere per iniziare ad investigare ciò che siamo realmente.  Comunque, le persone si rivolgono a questo insegnamento da differenti punti di vista, e ogni persona ha le proprie idee preconcette, credi e valori, ed essi chiedono un’ampia varietà di domande differenti, così questo stesso insegnamento può essere espresso in modi differenti per adattarsi ai bisogni di ciascuna persona.

Questo è il motivo per cui sono state scritte e pronunciate così tante parole da me e da altri sugli insegnamenti di Sri Ramana, ma qualsiasi cosa possa essere scritta o detta riguardo a essi (naturalmente a patto che rappresenti esattamente  ciò che egli realmente insegnò), dovrebbe concentrarsi, ricondurre e riassumersi nel semplice e impellente bisogno per ciascuno di noi di investigare e sperimentare ciò che ‘io’ è realmente.

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