Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

lunedì 3 novembre 2014

La nostra memoria di ‘io’ nel sonno


Michael James 

2 Novembre 2014


In uno dei miei articoli recenti, Gli insegnamenti essenziali di Sri Ramana, ho scritto:

Sebbene sperimentiamo ora questo corpo come ‘io’, nel sogno sperimentiamo qualche altro corpo (creato dalla mente) come ‘io’. Quindi nel sogno sperimentiamo ‘io’ ma non il nostro corpo di veglia, di conseguenza questo corpo e ‘io’ non possono essere identici. Se questo corpo fosse realmente ‘io’, non potremmo sperimentare ‘io’ quando non sperimentiamo questo corpo.

Sia nella veglia sia nel sogno sperimentiamo la nostra mente pensante come ‘io’, ma nel sonno senza sogni non sperimentiamo affatto questa mente. Ma sebbene la mente scompaia nel sonno, siamo in quel momento in grado di sperimentare la sua assenza, di conseguenza dobbiamo esistere ed essere consapevoli della nostra esistenza nel sonno al fine di sperimentare  l’assenza della mente o di qualsiasi altra cosa in quello stato.

Sebbene crediamo generalmente che nel sonno non siamo consapevoli di alcuna cosa, sarebbe più preciso dire che siamo consapevoli di niente. La differenza tra ciò che intendo qui con ‘non essere consapevoli di alcuna cosa’ e ‘essere consapevoli di niente’ può essere illustrata dalla seguente analogia: se una persona totalmente cieca e una persona normalmente dotata di vista fossero entrambi in una stanza completamente buia, la persona cieca non vedrebbe nulla, e quindi non sarebbe in grado di riconoscere l’assenza di luce. Il fatto che nel sonno siamo in grado di riconoscere l’assenza di ogni esperienza di qualsiasi cosa diversa da ‘io’  indica chiaramente che nel sonno esistiamo per sperimentare quell’assenza o vuoto.

Il fatto che sperimentiamo realmente il sonno può anche essere dimostrato in altri modi. Per esempio, se non sperimentassimo il sonno, saremmo consapevoli di sperimentare solo due stati, la veglia e il sogno, e non saremmo consapevoli di ogni intervallo tra ciascuno stato successivo di veglia o sogno. Ma siamo consapevoli che qualche volta c’è un intervallo che chiamiamo sonno, nel quale non sperimentiamo né la veglia né il sogno. Non deduciamo soltanto l’esistenza di questo terzo stato, il sonno, ma realmente lo sperimentiamo, e questo è il motivo per cui, al risveglio da un periodo di sonno profondo, siamo in grado di dire: ‘ho dormito pacificamente e non ho sognato’.

Il motivo per cui è importante comprendere che sperimentiamo realmente il sonno, sebbene sia uno stato completamente privo di qualsiasi conoscenza di molteplicità o alterità,  è che la nostra esperienza del sonno illustra il fatto che sperimentiamo ‘io’ in assenza della mente. Quindi la mente non può essere ciò che io sono realmente.

La sola esperienza che esiste in tutti questi tre stati è ‘io sono’. E’ io che sta ora sperimentando questo stato di veglia; io ha sperimentato il sogno; io ha sperimentato l’assenza sia della veglia sia del sogno nel sonno profondo. Quindi ‘io’ è distinto da qualsiasi altra cosa che sperimentiamo in ognuno di questi tre stati.

Con riferimento a questo, un amico di nome Josef ha scritto un commento nel quale ha osservato: ‘Ciò che siamo in grado di dire dopo esserci svegliati da un periodo di così detto sonno profondo (senza sogni), ‘ho dormito’, può solo essere la dichiarazione della memoria riguardo a un evento/situazione passata’, a cui ho risposto in un altro commento nel quale ho spiegato:

In relazione alle tue domande riguardo alla memoria di aver dormito, c’è una differenza sottile tra la memoria di qualsiasi cosa che abbiamo sperimentato nella veglia o nel sogno e la memoria di ciò che abbiamo sperimentato nel sonno, perché qualsiasi cosa sperimentiamo nella veglia o nel sogno ha numerose caratteristiche, mentre ciò che abbiamo sperimentato nel sonno era senza caratteristiche, perché non era niente altro che ‘io’, noi stessi. Poiché ‘io’ rimane essenzialmente immutato in tutti questi tre stati, ricordiamo che nel passato io ho sperimentato la veglia, io ho sperimentato il sogno ed io ho sperimentato il sonno. Per ricordare l’esistenza di ‘io’,  non abbiamo bisogno della mente, perché la nostra auto-consapevolezza, ‘io sono’, contiene all’interno di sé, per così dire, la memoria di se stessa.

Nel sonno non possiamo ricordare alcuna cosa che abbiamo sperimentano nella veglia o nel sogno (diversa da ‘io sono’), perché nel sonno la mente è assente. Poiché è la mente che sperimenta ogni cosa diversa da ‘io’, è solo la mente che può ricordare lo sperimentare ogni cosa diversa da ‘io’. Comunque, poiché ‘io’ sperimenta se stesso anche in assenza della mente, non ha bisogno della mente per ricordare se stesso, e quindi possiamo ricordare che io ho dormito, sebbene nel sonno la mente era assente.

In un commento successivo Josef ha replicato: 

La sottile differenza tra la nostra memoria di ogni cosa che abbiamo sperimentato nella veglia o nel sogno e la nostra memoria di ciò che abbiamo sperimentato nel sonno è anch’essa ben elaborata. Sono felice del meraviglioso potere della nostra auto-consapevolezza ‘io sono’ che/il quale contiene all’interno di sé la memoria di se stesso. E questo anche nell’assenza della mente nel sonno profondo! Così non è la mente a ricordare di aver dormito (‘io’ senza caratteristiche)  ma l’ ‘io’ stesso che/il quale rimane essenzialmente immutato in tutti i tre stati. 

Questo mi ha spinto a pensare che questo soggetto forse richiede ulteriore considerazione e chiarificazione, così ciò che segue sono alcune riflessioni sulla nostra memoria di ‘io’ nel sonno:

La nostra memoria di ‘io’ è del tutto dissimile dalla nostra memoria di qualsiasi altra cosa. Ciò che sperimenta e ricorda altre cose è la mente, ma ciò che sperimenta e ricorda ‘io’ (la nostra esistenza e consapevolezza) è solo lo stesso ‘io’. L’esperienza di ‘io’ o ‘io sono’ è essenzialmente senza tempo, perché sia che sperimentiamo il tempo (come nella veglia e nel sogno) sia il non tempo (come nel sonno), sempre sperimentiamo ‘io sono’, così questa esperienza sempre presente è oltre il tempo.

Quando pensiamo al tempo, non possiamo che pensare a esso in relazione a ‘io’. Il momento presente è sperimentato come tale perché è il momento in cui io sono ora presente, così è la presenza di ‘io’ (me stesso) che fa sembrare presente questo momento particolare. Il passato è tale in relazione a questo momento in cui io sono ora presente, e il futuro è tale in relazione a questo momento in cui io sono ora presente. Benché pensiamo io fui nel passato e sarò nel futuro, quando ricordiamo veramente un momento passato o prevediamo un momento futuro,  lo facciamo come se io sono ora presente in questo momento per sperimentare ciò, così le idee ‘io fui’ e ‘io sarò’ sono solo espressioni della nostra esperienza sempre presente ‘io sono’ in relazione all’idea di un tempo passato o futuro.

Quando pensiamo alla morte, possiamo immaginare il nostro corpo morto, ma non possiamo realmente immaginare la non-esistenza di ‘io’, poiché proprio l’atto di cercare di immaginare questo comporta la presenza di ‘io’ per ravvisare la propria non-esistenza, e fino a che è presente non può essere non-esistente. Perciò, quando cerchiamo di immaginare la non-esistenza di ‘io’, l’ ‘io’ che immaginiamo essere non-esistente non è il nostro ‘io’ reale ma qualche altro ‘io’ immaginario. Questo è il motivo per cui l’idea della nostra morte e non-esistenza non ci sembra mai completamente reale, e per cui Sri Ramana una volta ha osservato che anche in un campo di battaglia quando un soldato vede altri morire intorno a lui, malgrado la sua paura delle bombe e delle pallottole, interiormente sente sempre, ‘io non morirò, almeno non ora’.

Se cerchiamo di immaginare che l’ ‘io’ cessi di esistere, e se cerchiamo di rendere ciò che stiamo cercando di immaginare più reale cercando d’immaginare che l’ ‘io’ cessi di esistere non in un tempo lontano nel futuro ma ora, proprio nel prossimo momento, non possiamo riuscire veramente a farlo, perché senza l ‘io’ non ci può essere esperienza, così per immaginare la non-esistenza di ‘io’ dobbiamo immaginare assolutamente niente – neppure un’esperienza o un’immagine mentale di ‘niente’, ma niente affatto.

Proprio come non possiamo realmente immaginare la futura non-esistenza di ‘io’, non possiamo immaginare la sua non-esistenza passata. Nei termini del nostro corpo, sappiamo che non esistevamo prima di nascere, ma quando cerchiamo di raffigurare qualche momento prima della nostra nascita, lo facciamo come se fossimo lì (almeno come una sorta di spettatore disincarnato, come sembriamo essere in relazione alle persone e agli eventi di un film che stiamo guardando), poiché non possiamo raffigurare o immaginare qualsiasi cosa senza la presenza di ‘io’. Ogni cosa che sperimentiamo, ricordiamo, prevediamo o immaginiamo è sperimentata, ricordata, prevista o immaginata solo da ‘io’, così non possiamo mai escludere realmente ‘io’ da qualsiasi cosa sperimentiamo, ricordiamo, prevediamo o immaginiamo.

Inoltre, quando ricordiamo, prevediamo o immaginiamo qualcosa, in quel momento qualsiasi cosa ricordiamo, prevediamo o immaginiamo è presente nella nostra esperienza, così è ricordata, prevista o immaginata da e in relazione all’ ‘io’ che  sta ora sperimentando se stesso come ‘io sono’. In altre parole, qualsiasi cosa ricordiamo, prevediamo o immaginiamo è da noi sperimentata in questo momento come ‘io sto ricordando’, ‘io sto prevedendo’, o ‘io sto immaginando’, così il passato e il futuro esistono per noi solo in questo momento presente e sono sperimentati solo da questo ‘io’ sempre-presente.

Il tempo sembra esistere solo perché sperimentiamo il cambiamento, così nell’assenza di ogni cambiamento non ci sarebbe esperienza di tempo. Nel sonno non sperimentiamo nient’altro che ‘io’ (la nostra auto-consapevolezza essenziale), e poiché ‘io’ non cambia, nel sonno non sperimentiamo alcun tempo. La nostra esperienza fondamentale ‘io sono, è quindi la base su cui il tempo appare e scompare, come lo schermo su cui le immagini cinematografiche appaiono e scompaiono, e quindi ‘io’ non è vincolato dal tempo. Ogni altra cosa è vincolata dal tempo, perché essa appare e scompare nel tempo, così ‘io’ è l’unica cosa che trascende il tempo.

Poiché  ‘io’ è senza tempo, e poiché non possiamo pensare al tempo tranne che in relazione a ‘io’ (cioè, tranne che in relazione a noi stessi, chi concepisce e sperimenta il tempo), non possiamo immaginare lo sperimentare alcun tempo o stato in cui ‘io’ è assente.  Qualsiasi cosa sperimentiamo è sperimentata solo da ‘io’, così non ci può essere esperienza senza ‘io’, e non ci può essere memoria di qualsiasi esperienza senza ‘io’. 
Quindi qualsiasi esperienza possiamo ricordare comporta una memoria di ‘io’, così quando ricordiamo l’esperienza di avere dormito – cioè, di essere stati in uno stato in cui sembravamo non sperimentare niente – non possiamo ricordare ciò senza ricordare che è stato l’ ‘io’ ad aver dormito.
Benché la nostra mente nel sonno era assente, abbiamo sperimentato la sua assenza, così non possiamo che ricordare l’ ‘io’ che ha sperimentato quell’assenza. Quindi la memoria di ‘io’ è indipendente dalla mente.

Qualunque cosa diversa da ‘io’ possiamo ricordare,  siamo soggetti a dimenticarla, e presto o tardi dimenticheremo ogni  cosa che possiamo ora ricordare – tranne ‘io’. Mentre possiamo dimenticare altre cose, e presto o tardi dimenticheremo ognuna di esse, non possiamo mai dimenticare ‘io’, perché è la nostra esperienza sempre-presente.

Noi non siamo questa mente, poiché essa appare e scompare nella nostra esperienza, ma ora sperimentiamo noi stessi come se fossimo questa mente, così il fatto che sperimentiamo noi stessi come qualcosa che non è realmente noi stessi – non realmente ‘io’ – significa che possiamo dimenticare ciò che ‘io’ è realmente. Comunque, benché possiamo dimenticare cosa io sono, non possiamo dimenticare che io sono, poiché sperimentiamo sempre il fatto che io sono, e non potremmo sperimentare qualsiasi altra cosa se non sperimentiamo simultaneamente che io sono.

Perciò non possiamo mai dimenticare ‘io’, e quindi non possiamo che ricordare sempre ‘io’. Qualsiasi altra cosa che possiamo ricordare o dimenticare, sempre ricordiamo l’ ‘io’ che ha sperimentato, conosciuto o creduto qualsiasi cosa abbiamo ora ricordato o dimenticato. ‘Io’ è la base di tutta l’esperienza e di tutta la conoscenza, poiché senza ‘io’ (lo sperimentatore o conoscitore) non ci sarebbe esperienza o conoscenza. In modo simile, la sempre continua esperienza di ‘io’ è la base di tutta la memoria, poiché è il filo che connette insieme tutte le esperienze, e poiché qualsiasi cosa ricordata è qualcosa che fu sperimentata, conosciuta o creduta da ‘io’.

Quando sperimentiamo ogni cosa diversa da ‘io’, quell’esperienza crea un’impressione nella mente, e sebbene tali impressioni tendono a sbiadirsi, alcune di esse in una certa misura lasciano una traccia che possiamo successivamente rammentare. Così quando ricordiamo qualcosa diversa da ‘io’, stiamo rammentando l’impressione di un’esperienza passata – un’esperienza che non esiste più.  La nostra memoria di ‘io’ è quindi completamente dissimile dalla nostra memoria di ogni altra cosa, perché quando ricordiamo ‘io’, non stiamo veramente rammentando l’impressione di un’esperienza che è ora passata, ma stiamo ricordando un’esperienza che è sempre presente.

Poiché ‘io’ è consapevole della sua presenza in ogni esperienza e ogni memoria, la  memoria di se stesso è inerente alla sua auto-consapevolezza. La memoria di se stesso non è veramente una memoria di un’impressione passata, ma lo è di un’esperienza sempre presente. Quindi, benché parliamo di ricordare ‘io’, la nostra memoria di ‘io’ non è una memoria come quella di ogni altra cosa.

Poiché le cose diverse da ‘io’ sono sperimentate solo dalla mente, possono essere ricordate solo dalla mente, e non possono essere ricordate in assenza di questa mente. Benché ‘io’ ora sembra essere sperimentato dalla mente, è sperimentato non solo dalla mente ma più profondamente dall’auto-consapevolezza essenziale, che sta alla base e supporta la comparsa della mente nella veglia e nel sogno, e che permane nella sua assenza nel sonno. Poiché la nostra auto-consapevolezza – la nostra esperienza di ‘io’- permane in tutti gli stati, in tutti i momenti e anche in assenza del tempo nel sonno, in effetti porta all’interno di sé la memoria di se stessa indipendentemente dalla presenza o assenza temporanea della mente.

Né la comparsa né la scomparsa della mente nella nostra esperienza interrompe l’esperienza sempre costante e ininterrotta di ‘io’, noi stessi.  Comunque, quando la mente appare nella veglia e nel sogno, la nostra attenzione tende a essere attratta da tutti gli innumerevoli fenomeni che accompagnano la sua  comparsa,  così l’attenzione è distratta lontano da ‘io’, e come conseguenza di ciò trascuriamo e abbiamo poco interesse per questa fondamentale e continua esperienza di ‘io’. Abbiamo così poco interesse per ‘io’,  l’auto-consapevolezza essenziale, che tendiamo ad accantonare il sonno come uno stato in cui niente è sperimentato, sebbene è realmente uno stato in cui sperimentiamo ‘io’ ma niente altro. 

Poiché ogni altra cosa appare e scompare, ‘io’ è l’unica realtà duratura, così è l’unica cosa che è realmente degna del nostro interesse. Altre cose appaiono solo quando confondiamo noi stessi come una mente limitata, ed esse scompaiono quando cessiamo di sperimentare noi stessi come questa mente, come facciamo nel sonno. Quindi la causa dell’apparenza di ogni cosa diversa da ‘io’ è l’attuale insuccesso di sperimentare noi stessi come siamo realmente, di conseguenza abbiamo bisogno di investigare noi stessi – l’ ‘io’ sempre presente – cercando di sperimentare questo ‘io’ chiaramente e da solo, in completo isolamento da ogni altra cosa.   
 

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